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Mauro Molinari

Mauro Molinari è nato a Roma e vive e lavora a Velletri. La sua lunga ricerca artistica è contrassegnata da cicli diversi. Inizia con gli informali degli anni sessanta, per passare alle geometrie modulari degli anni settanta e ottanta.

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Negli anni novanta comincia a lavorare alla rielaborazione pittorica dei motivi tessili. Il ciclo dura più di quindici anni durante i quali nasce la collana di cataloghi editi in proprio “Orditi & Trame”, circa una ventina di 8 volumi a tiratura limitata con interventi d’artista. Nel 2000 in occasione del Giubileo, da vita al ciclo Stellae Errantes, sculture dipinte ispirate ai tessuti sacri. Dal 2008 sviluppa un ciclo pittorico dove è centrale la figurazione, che si pone come naturale evoluzione del suo percorso creativo. Nel 2011 ha creato la collana “I libri di Castello” (libri d’artista) esemplari unici con illustrazioni originali. Nel 2013 presenta “I  Messaggeri di  Mauro Molinari ”, 60 francobolli d’artista dal 1998 al 2013, presso lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno, presentato da Giovanni Bonanno. Negli ultimi tempi, oltre ai “Francobolli d’artista” e alle opere per “Nuvolari”, si dedica a raccontare la città e la sua caotica umanità. Ed ecco “Disidentità”, “Figure”, “Appunti”, “Motus”, “Congiunture”, “Borderline”, “Fisiognomica”, “Ragnatele”, “Quicksand” “Condominio”, “Luci della Città”, “Due città”, “La Città Condominio”.

Ha esposto in più di 400 mostre personali e collettive in musei e gallerie in Italia e all’estero, in luoghi ed eventi prestigiosi come ad esempio la  Quadriennale di Roma nel 1975. E’ presente su “Storia dell’Arte Italiana del ‘900”  Generazione anni quaranta a cura di Giorgio Di Genova, Edizioni BORA e sul Catalogo dell’Arte Moderna, Gli artisti italiani dal primo novecento a oggi, Editoriale Giorgio Mondadori. Si è avvalso dell’apprezzamento e della presentazione di noti critici. Sue opere sono in musei e collezioni pubbliche e private.

Rachele Carol Odello

Pittrice e scultrice, scrittrice, attrice, Rachele Carol Odello è nata a Livorno nel 1974

Ha studiato al Liceo Artistico “Cecioni”, e, figlia d’Arte, la madre grafica e scultrice, acquisisce i rudimenti artistici fin dall’infanzia. Ogni angolo di casa ha il tocco artistico della madre, dalla cartapesta nella vasca da bagno per creare qualche scultura alle bambole fatte a mano per lei e i fratelli.

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Ha vissuto in Inghilterra quasi 4 anni ed ha cominciato ad esporre. Ha continuato la formazione presso la fondazione “Trossi Uberti”, dove è stata allieva del maestro Y. Hidalgo, e presso la Fucina d’ Arte col maestro A. Foschini. Si è poi appassionata alla scultura pendendo lezioni dal maestro Paolo Grigo’.

Scrive storie e le mette in scena. Ha conseguito il diploma di teatro triennale presso la scuola “Laura Ferretti, Centro artistico il Grattacielo”, Livorno. Nelle opere traspare la teatralità e l’amore per la poesia.

Scrive anche racconti per bambini, passione che ha coltivato dall’infanzia.

Il luogo di provenienza dei genitori, la Sardegna e il Sud Africa lasceranno tracce in tutto il suo percorso di ricerca.

Appassionata della vita e del colore, attraverso la sofferenza in seguito alla malattia della madre, ha maturato un’attenzione per i temi sociali e spirituali.

Negli ultimi anni ha moltiplicato le sue esposizioni, in Italia e in Israele,  e accresciuto il numero delle sue pubblicazioni, tra le quali “Astri e astrologia biblica”

“Perche? ho scelto come nome d’arte Seventeen ovvero il numero 17 ?

Beh, sono nata il giorno 17 e fin da piccola mi sono imbattuta nella paura collettiva nei confronti del 17. Ma ogni volta che chiedevo spiegazioni nessuno lo sapeva. …

Paola Vallini

Paola Vallini, artista toscana attiva dalla fine degli anni Ottanta, porta avanti dal 1989 una ricerca pittorica vitale ed eclettica. Ama esplorare temi e materiali diversi, lasciando emergere la forza del segno, il colore pieno e una visione del mondo che attraversa cicli e stagioni creative.

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Nel corso della sua carriera ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati in Toscana e in Italia – da Palazzo Datini a Prato ai Magazzini del Sale di Siena, dalla Chiesa della Spina di Pisa al Palazzo Pretorio di Volterra – partecipando anche a progetti culturali internazionali come Small Art Works in Giappone. Le sue opere sono state presentate in rassegne dedicate all’arte contemporanea, omaggi musicali e collettive tematiche, entrando anche in collezioni istituzionali. Hanno scritto di lei critici come Dino Carlesi, Ilario Luperini, Nicola Micieli e Giuseppe Cordoni. La sua pittura, sempre in movimento, restituisce emozioni, memorie e passaggi interiori con uno stile personale e immediato.

Gabriella Maria Coppetti

Nata a Cagliari nel 1984, Gabriella Maria Coppetti si trasferisce in Toscana nel 2001 e avvia un percorso artistico che unisce formazione solida e ricerca personale. Dopo gli inizi da autodidatta e gli studi alla Scuola di Comics di Firenze, consegue con il massimo dei voti i diplomi in Pittura e Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze. Da allora partecipa a numerose esposizioni collettive e affianca alla pittura altre pratiche come l’artigianato creativo, la fotografia e installazioni site-specific.

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Il suo lavoro nasce da una base tecnica rigorosa, ma si distacca presto dalla rappresentazione tradizionale per esplorare territori più intimi e complessi. Il figurativo, nelle sue opere, non è mai descrittivo: è un linguaggio fluido, una soglia verso stati emotivi e psicologici. Le figure si muovono tra metamorfosi, sospensioni, alterazioni dello sguardo; non cercano l’estetica del dettaglio, ma la restituzione di un’esperienza interiore.

La pittura diventa così un mezzo per investigare identità, percezione e memoria. Ogni variazione cromatica, ogni forma che si trasforma, diventa il segno di un’emozione viva, di un pensiero che si manifesta nella materia. Le opere di Coppetti non offrono risposte, ma domande: invitano lo spettatore a entrare in un tempo dilatato, in cui il reale si sfuma e lascia emergere un livello più profondo, quello delle sensazioni, dei ricordi, delle vulnerabilità. Il risultato è un figurativo contemporaneo capace di parlare al presente, mantenendo un forte legame con la tradizione ma rinnovandola attraverso un linguaggio sensoriale, introspettivo e in continuo movimento.

Walter Cecchi

WALTER CECCHI (Firenze 1928 – Livorno 2005) è stato un pittore amatissimo dal pubblico livornese e per molti anni insegnante alla Libera Accademia Trossi Uberti. La sua carriera si è distinta non solo per l’impegno nella pittura, caratterizzata da pennellate rapide, incisive e vibranti, ma anche per le bellissime incisioni che arricchiscono la sua produzione.

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Cecchi ha dedicato grande attenzione ai soggetti più delicati e profondi: i bambini senza lineamenti precisi, figure essenziali e prive di tratti definiti, che però trasmettono tenerezza, emozione e vitalità. La sua arte si distingue per la capacità di cogliere l’essenza del gesto e dell’espressione, trasformando la semplicità dei soggetti in forza comunicativa e poetica.

Michela Masini

Michela Masini, artista toscana, coltiva fin da bambina l’amore per l’arte, il colore e i materiali. La sua formazione prende forma al Liceo Artistico, dove studia sotto la guida di maestri come Massimo Micheli, sviluppando una sensibilità attenta e un linguaggio pittorico personale.

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Esperta di antiquariato, negli ultimi anni ha scelto di dedicarsi con maggiore intensità alla pittura, avviando un percorso espositivo che mette in luce la varietà della sua ricerca.

La sua produzione si muove tra due poli espressivi complementari. Da un lato, una natura magica e complice, costruita attraverso rapide e sintetiche pennellate che vibrano di luce e atmosfere fantastiche. Dall’altro, un universo ironico e talvolta pungente, dove sarcasmo, gioco e ribellione danno vita a opere dal sapore piccante e malizioso.
Queste due anime, apparentemente distanti, dialogano e si completano, accompagnando lo spettatore in un viaggio ricco di suggestioni, riflessioni e inattese verità.

FraJo

FraJo (Jonathan Galluzzi)

Sono nato a Pisa, in una famiglia di pittori amanti dell’arte per passione. Sin da piccolo, sono stato stimolato dalla creatività e dalla fantasia dei miei familiari, come il mio bisnonno e mia madre, i quali mi hanno donato un imprinting scintillante, passionale e duraturo per ogni forma d’arte, trasmettendomi un amore genuino per la pittura. In particolare, sono stato attratto dall’estro straordinario di nonno, il quale realizzò diversi dipinti con paesaggi surreali distanti e vicini allo stesso tempo dalla realtà, nei quali primeggiava la realizzazione di un albero umanizzato. I suoi quadri erano molto vicini alla concezione comune del sogno. Con grande gioia e convinzione, al quattordicesimo anno di età mi sono iscritto e ho frequentato il Liceo Artistico di Pisa “F. Russoli” seguendo gli indirizzi di “Arti figurative – Pittoriche” e “Grafica Pubblicitaria”.

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Negli anni di liceo ho potuto sperimentare varie tecniche e ambiti artistici, cimentandomi nella “Street Art”.Per varie vicissitudini della vita, ho dovuto interrompere gli studi senza avere la possibilità di intraprendere gli studi
accademici futuri che sognavo.
Inaspettatamente, contro ogni mia previsione, all’età di 19 anni ho avuto un sussulto di pensiero e un fortissimo mutamento interiore che mi hanno condotto a sentire profondamente la presenza di Dio e a prendere la decisione di un cambiamento radicale di stile di vita. Poco tempo dopo, ho abbracciato i voti religiosi, diventando un frate in una piccola comunità religiosa di ispirazione francescana “Discepoli di Maria di Nazareth”.
Due anni dopo, non potendo accedere alla facoltà teologica con un diploma artistico, ho concluso gli studi diplomandomi in Socio-Psico-Pedagogia.
Qualche anno più tardi mi sono laureato in Teologia & Filosofia all’Università Lateranense.
Negli anni universitari, lo studio filosofico-teologico e le varie esperienze inter-religiose, hanno permesso l’incontro tra la mia passione per la pittura e il mio amore per Dio. Da questo connubio è nata una ispirazione nuova che ha dato vita alle opere prodotte negli ultimi anni.
Nel tempo, la mia passione per la pittura non è mai svanita, anzi si è fatta sentire sempre più forte. Infatti, come allora, ancora oggi, ogni momento libero diventa per me un’ottima occasione per immergermi totalmente nel mio mondo, solo ma non solo, con la mia tela e i miei colori insieme a Dio.
Da quando sono un frate, ho sempre usato il dono che ho ricevuto per ogni necessità dei miei confratelli, della mia comunità e di tutte quelle persone che conoscono e apprezzano le mie capacità.
In tal senso, in questi 15 anni di consacrazione religiosa mi sono messo a disposizione in tutte quelle attività della mia comunità in cui potevo essere di aiuto in campo artistico, come in scenografie teatrali, fotografia, videoediting, grafica per eventi, digital art, convegni e concerti. Ultima, ma non ultima, mi sono dedicato nella pittura, mio primo grande amore, che ha giocato da sempre un ruolo importante nell’esprimere il mio aiuto e il mio dono per gli altri. Per me la pittura ha un ruolo di testimonianza evangelica che, coniugato alla Provvidenza, mi permette di contribuire al sostentamento della mia comunità, di realizzare attività di evangelizzazione e assistere nella carità i più bisognosi attraverso la vendita delle mie opere.
Generalmente mi considero un autodidatta che cerca di trarre ispirazione dalle esperienze di vita proprie e altrui e dall’ambiente circostante, traducendole in uno spontaneo linguaggio personale mediante la realizzazione di opere pittoriche. In tutte le opere che creo, cerco di mettere sulla tela il mio sentire più profondo, la mia spiritualità, desiderando che le persone che la guardano si fermino ad osservare e riflettere sul proprio sentire rispetto alla propria vita qui ed ora e a tutto ciò che le circonda.
Sono convinto che la pittura riesca a dare forma alla sensazione avvertita dagli uomini di percepirsi come enti connessi non solo ad altri uomini, ma alla totalità della realtà. In tal senso, il divino, l’umano e il cosmo sono le tre dimensioni irriducibili che costituiscono il reale. La pittura, come ogni forma d’arte, ha il potere di farci scoprire e farci affermare che la realtà ha una struttura “trinitaria”, in virtù del fatto che l’uomo è parte dell’ordinamento di una realtà che è il prodotto della connessione tra natura, uomo, Dio. Il mio dipingere ha l’intento di ipotizzare un altro modo di concepire la relazione fra divino, umano e cosmico in cui la totalità del reale è data dalla coappartenenza tra Dio, mondo, uomo; e inoltre di pormi e porre delle domande sulla nostra esistenza per trovare insieme risposte del nostro essere. La pittura è capace di esprimere e rendere visibile il mio bisogno di andare oltre ciò che vedo e manifestare la mia sete e la mia ricerca dell’infinito.
Nel momento in cui dipingo è come se fossi davanti a una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del mio quotidiano. Per me la pittura è una forma di preghiera che può aprire gli occhi della mente e del cuore, sospingendomi verso l’alto. Con tutto il mio cuore, creo liberamente, con i doni che ho, per restituire onore a Colui che me li ha donati e offrire la mia arte come incoraggiamento a tutti coloro che camminano nelle strade della vita.
Quando dipingo mi piace pensare che Dio prenda i nostri pezzi rotti e ne faccia dei capolavori, ricordandomi sempre che Egli è il Grande Artista e completerà l’opera che ha iniziato in ognuno di noi.
L’intento principale del mio dipingere è far vivere e diffondere la presenza di Dio, affinché tutti gli uomini facciano esperienza della sua potenza nella loro vita.

MOSTRE PERSONALI
2021 – ESPOSIZIONE PERSONALE – SHOWROOM ARREDI CAMAIONI – PAGLIARE DEL TRONTO – ASCOLI PICENO – ITALIA
2021 – ESPOSIZIONE PERSONALE – PALAZZETTO DELLO SPORT –
PAGLIARE DEL TRONTO – ASCOLI PICENO – ITALIA
2022 – “JONATHAN GALLUZZI – FRAJO” – SHOWROOM ARREDI CAMAIONI – PAGLIARE DEL TRONTO – ASCOLI PICENO – ITALIA

 

MOSTRE COLLETTIVE

 

2021 – “PROTEGGEREADARTE” (CONTEST – MOSTRA NAZIONALE) – ITALIA
2022 – “LUXEMBOUTG ART PRIZE” (PARTECIPAZIONE – SELEZIONI IN CORSO – CONCORSO INTERNAZIONALE)
2022 – MOSTRA DI MILANO – INTESA SAN PAOLO (Viale Stelvio, 55) dall’11 aprile al 6 maggio – Esposizione dell’opera “IO TI PROTEGGERÒ…” tra le più rappresentative del contest “PROTEGGEREADARTE”.

2022 Art Shopping Paris – Fiera d’ìarte contemporanea al Carrousel du Louvre

PREMI
2021 – “PROTEGGEREADARTE” (CONTES ARTISTICO NAZIONALE) – ITALIA
• 2°CLASSIFICATO
• PREMIO SPECIALE “VOTO DEL PUBBLICO 2021”

Gian Ruggero Manzoni 

Gian Ruggero Manzoni è nato nel 1957 a San Lorenzo di Lugo (RA), dove tuttora risiede.
È poeta, narratore, pittore, teorico d’arte, drammaturgo, performer.

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Frequentato il Liceo Classico a Lugo di Romagna, nel 1975 si iscrive al DAMS di Bologna indirizzo Spettacolo.
Nel 1977, a seguito dei fatti riguardanti il famoso “Marzo Bolognese”, lascia la città emiliana e parte volontario nelle Forze Armate.
Negli anni successivi soggiorna per lunghi periodi in Belgio, in Francia e in Germania, dove frequenta quegli ambienti artistici. Insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino dal 1990 al 1995.
Come teorico d’arte, pittore e poeta partecipa ai lavori della Biennale di Venezia negli anni 1984 e 1986, edizioni dirette da Maurizio Calvesi. Ha al suo attivo oltre 50 pubblicazioni e 70 mostre pittoriche.
Ama abitare in provincia e, come di solito dice, “dell’uomo di provincia possiede tutti i difetti, ma anche tutti i pregi”.

Gian Ruggero Manzoni, fin da giovanissimo, per tradizione familiare, si dedica a studi riguardanti l’ebraismo, le filosofie occidentali e orientali, l’antropologia e la storia.
Terminati gli studi liceali si interessa di musica, di cinema e dei linguaggi espressivi emergenti, in particolare del fenomeno definito, da linguisti come Tullio De Mauro, “lo slang giovanile… le nuove parole usate dai giovani”.
È del 1980 il suo primo libro, scritto in collaborazione con Emilio Dalmonte, titolato “Pesta duro e vai trànquilo/Dizionario del linguaggio giovanile” (Ed. Feltrinelli).
Nel 1981 si lega in amicizia col pittore Omar Galliani, assieme al quale inizia una proficua collaborazione che perdura tuttora.
Nel 1983 incontra, a Londra, il graffitista Keith Haring poi entra nella redazione della rivista romana “Cervo Volante”, edita dall’artista Tommaso Cascella nonché diretta, in un primo tempo, da Adriano Spatola, quindi da Corrado Costa, poi da Edoardo Sanguineti insieme ad Achille Bonito Oliva.
Allaccia i primi contatti con gli artisti della “Transavanguardia”, in particolare con Enzo Cucchi e con Mimmo Paladino, poi con Nino Longobardi e coi galleristi Lucio Amelio di Napoli ed Emilio Mazzoli di Modena.
Risale, sempre ai primi anni ’80, il farsi conoscere anche tramite la pittura (che Manzoni definisce “niente più che un prolungamento visivo della sua scrittura”).
Invitato da Maurizio Calvesi e da Marisa Vescovo, come poeta ed artista partecipa ai lavori della XLI Biennale di Venezia (anno 1984) curando, assieme al poeta Valerio Magrelli, la Sezione Poesia per “Arte allo Specchio”, quindi inizia una stretta collaborazione col gallerista Cleto Polcina di Roma, che lo porta a soggiornare spesso in quella città.

Conosce Gino De Dominicis, col quale s’intrattiene parlando d’antropologia e di cultura assiro-babilonese, poi Mario Schifano e Amelia Rosselli.
Nel 1985 mette in scena “Filokalia”, testo poetico-teatrale da lui recitato. La prima si tiene a Udine. In quel periodo il compositore Fernando Mencherini gli musica “La religione del suono”. La prima si tiene a Porto Venere.
Torna in Germania dove frequenta personalità artistiche del calibro di Penck, Lupertz, Beuys, Immendorff, Disler, Polke, Baselitz (partecipando a due seminari di pittura tenuti da quest’ultimo), quindi, di nuovo a Londra, avvicina Kenny Scharf, Bruce McLean e Jim Dine.
Ritornato in Italia riallaccia i contatti con Andrea Pazienza, fumettista, già suo compagno di studi al DAMS di Bologna, Augusto Daolio, leader de “I Nomadi”, e con l’amico di sempre Pier Vittorio Tondelli.  Nel 1986 è di nuovo alla Biennale di Venezia.
Inizia a frequentare Giovanni Testori poi, assieme a Marisa Vescovo, Concetto Pozzati, Piero Dorazio, Roberto Sanesi, Vettor Pisani, Omar Galliani fonda la rivista “Origini” (Ed. La Scaletta) che dirigerà fino al 1998.
Dal 1987, durante le sue letture poetiche, si fa accompagnare da musicisti jazz come Mario Gallegati, Nicola Franco Ranieri, Giorgio Ricci Garotti ai quali, nella seconda metà degli anni ’90, si affiancano il pianista-compositore Guido Facchini e il cantante-vocalista John De Leo. Comincia a collaborare con Lucrezia De Domizio e col di lei marito ‘Buby’ Durini.
La compagnia teatrale Giocovita e Paolo Valli mettono in scena il suo testo “Per colui che è”, dedicato a Ezra Pound. La voce recitante è del regista Egidio Marcucci e le scene sono di Graziano Pompili. La prima si tiene a Piacenza.

Nel 1988 è invitato a partecipare al convegno “La nascita delle grazie”, un evento organizzato a Riccione dai poeti Giuseppe Conte, Rosita Copioli, Mario Baudino, Roberto Mussapi, Tomaso Kemeny e da Stefano Zecchi (quelli che diverranno “lo zoccolo duro del Mitomodernismo”). Parte degli atti del convegno vengono pubblicati in “Origini”. Nel 1990 comincia a frequentare gli ambienti artistici milanesi e diventa uno dei responsabile delle pagine culturali di “Risk-Arte Oggi”, giornale diretto da Lucrezia De Domizio Durini, e con Gianni Celati collabora alla realizzazione della rubrica di prose “Narratori delle riserve” per il quotidiano “Il Manifesto”.  Nel 1991 Fernando Mencherini gli musica “Il codice”. La prima si tiene nel 1992 a Lugo di Romagna. Esecuzione al contrabbasso di Stefano Scodanibbio.
Approfondisce gli studi riguardanti Gorgia, Hume, Stirner, i nichilisti russi Zajcev e Pisarev, quindi Nietzsche, Heidegger, Benn, Bakunin, Junger, Spengler, Carl Schmitt, Camus, Celine e i tanti teorizzatori moderni del Nichilismo e del Pensiero Forte. Nel 1993 inizia a collaborare con le edizioni “Il Saggiatore”. Riallaccia i contatti con la Germania e, per un breve periodo, diventa responsabile per l’Italia della Scuola di Pensiero “Liebe und Aktion”, fondata nel 1901 a Berlino da H. Hoffmann e K. Fischer.  Sempre nei primi anni ’90 conosce e collabora con artisti come Giosetta Fioroni, Aldo Mondino, Giacinto Cerone, Arcangelo, Luigi Ontani, Jan Knap, Bruno Ceccobelli. Quindi, assieme a Miranda Cortes e al gruppo “La Frontera”, quale voce recitante, mette in scena uno spettacolo teatrale con scenografie di Cesare Baracca. Partecipa ai lavori della rivista/almanacco di prose “Il Semplice” (Ed. Feltrinelli) diretta da Gianni Celati ed Ermanno Cavazzoni. A livello scultoreo realizza vasi e formelle presso la storica Bottega di Ceramica Gatti di Faenza.
Conosce il pittore tedesco Anselm Kiefer.

È nella redazione di “Letteratura-Tradizione” (Ed. Heliopolis) quindi ne dirige tre numeri. Nel 2000 esce, in Germania, con l’editore Matthes & Seitz Verlag di Monaco di Baviera, il libro di poesie “Il digiuno imposto”, illustrato da Mimmo Paladino. Il libro viene presentato a Merano e a Brunnenburg, nelle sale del castello che fu di Ezra Pound, poi alla Fiera del Libro di Francoforte, a Berlino, Colonia, Monaco e in altre città tedesche. Il musicista Brian Eno si interessa del libro.
Nel 2001 conosce Alessandro Scansani, direttore della casa editrice Diabasis, della quale diviene autore e socio.
Nell’ottobre 2002 è in Argentina e Uruguay per promuovere “Il digiuno imposto” tradotto in quei paesi dal poeta Pablo Anadon.
Nel 2004 crea un cenacolo letterario coi giovani poeti Andrea Ponso, Francesco Camerini, Rino Cavasino, Sebastiano Gatto, Luca Ariano, Davide Brullo e altri. Quei lavori confluiranno nell’antologia/manifesto “Oltre il tempo” (Ed. Diabasis).
Nel 2005 entra a fare parte del Comitato Scientifico per le Attività Culturali e Letterarie del Monastero di Camaldoli.
Dal 2006 riprende a fare teatro, mettendo in scena alcuni suoi monologhi di nuovo accompagnato dal cantante-vocalista John De Leo.
Nel 2008 fonda la rivista “ALI” (dalle origini al cosmo – dalle origini all’abisso) Edizioni del Bradipo, quadrimestrale d’arte, letteratura e idee. In questa nuova impresa editoriale assieme a lui sono lo scienziato Edoardo Boncinelli, i critici d’arte Marisa Vescovo e Claudia Casali, i critici letterari Paolo Lagazzi, Marco Sangiorgi e Giancarlo Pontiggia, il traduttore Marco Fazzini, il regista Nicola Macolino, il pittore e poeta Salvatore Scafiti. Sempre in quell’anno mette in scena “Il sonno di Macbeth”, con la compagnia “Abraxas”. Prima nazionale al Teatro Savoia di Campobasso.

Lasciato il Comitato Scientifico per le Attività Culturali e Letterarie del Monastero di Camaldoli, nel 2009 traduce l’ “Esodo” biblico per le Edizioni Raffaelli di Rimini. Nel gennaio 2010 riprende a operare per la Scuola di Pensiero tedesca “Liebe und Aktion”.
Nel 2011 tiene, come docente, un corso di pittura e scultura presso l’Espace Polychrome di Liegi, in Belgio.
Nel 2012 traduce la “Genesi” biblica. Con Mimmo Paladino pensa a un libro di prose poetiche e acquarelli, “Tutto il calore del mondo”, che prenderà vita nel 2013 con le Edizioni Skirà. A fine anno torna in Germania per incontrare uno dei suoi maestri, Georg Baselitz, poi, nel 2014, in Gran Bretagna, dove si è trasferita la figlia.
Negli anni seguenti indirizza la sua creatività soprattutto in ambito pittorico, esponendo sue opere in varie occasioni e curando mostre e cataloghi di amici artisti, nonché scrivendo, per loro, testi critici e saggi.
Nel gennaio 2019 esce, per la casa editrice Rizzoli, il libro “Il risolutore”, scritto da Pier Paolo Giannubilo, in cui è raccontata la vita sia artistica che privata di Gian Ruggero Manzoni. La pubblicazione viene accolta con sommo interesse a seguito degli aspetti avventurosi, estremi e, a momenti, tragici in essa narrati.
Alcune delle sue opere letterarie sono state tradotte e pubblicate in Grecia, Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Argentina, Uruguay, Cile, USA. Ha vinto i premi letterari: Savignano Poesia Inedita (1986), Mont Blanc Narrativa Inedita (cinquina finalista 1993), Todaro-Faranda Narrativa Inedita (1996), Confesercenti-Bancarella Narrativa (2002), Città di Bari-Costiera di Levante Narrativa (2002), Francesco Serantini Narrativa (2004). Nel 2015 è stato tra i finalisti del Premio Viareggio-Repaci per la Narrativa.

Davide Giallombardo

Davide Giallombardo incentra la sua ricerca sulla natura umana, indagata con uno sguardo ravvicinato, diretto, a volte spietato. Le figure che popolano i suoi dipinti emergono dal buio con una presenza intensa: volti segnati, asimmetrici, attraversati da ombre profonde. Sono esseri sospesi tra il reale e l’archetipo, tra la fragilità del corpo e ciò che resta impresso nella memoria emotiva. L’artista ritrae l’uomo nel suo lato più crudo e autentico, catturandone i contrasti, la vulnerabilità, la forza che resiste nel tempo e nella quotidianità.

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Parallelamente alla sua produzione pittorica, da alcuni anni Giallombardo affianca un lavoro digitale che non altera la sua identità artistica. Cambia il mezzo, ma la sostanza rimane intatta: atmosfere oscure, luci soffuse, scenari che sembrano provenire da ricordi lontani o da luoghi immaginati. Le sue immagini digitali evocano una nostalgia antica e senza tempo, popolata da fanciulle eteree, cavalieri, castelli romantici, figure enigmatiche e ritratti conturbanti.

Che lavori con il colore e la materia o con gli strumenti dell’intelligenza artificiale, la poetica dell’artista non muta. Il suo tratto è riconoscibile per la capacità di orchestrare toni cupi e lampi di luce, ombre che inghiottono e bagliori che rivelano, creando ambienti emotivi profondi e complessi. L’opera di Giallombardo vibra di un mistero sottile, di una tensione narrativa e visiva che attraversa tDavide Giallombardo: pittura e digitale per esplorare la natura umana tra ombre, luci soffuse e visioni misteriose. Atmosfere intense e profonde.utto il suo percorso. Ed è proprio in questa coerenza poetica, capace di adattarsi ai linguaggi senza perdere forza, che si manifesta la sua cifra più autentica.

Jean Francois Bouron

Jean Francois Bouron

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Originario della Corea, vive adesso a Parigi. Ha esposto negli ultimi anni a Parigi, Berlino, Londra, Abu Dhabi. Autodidatta, dipinge da sempre e l’arte è per lui un bisogno primario.  “Per me la pittura è un mezzo per sfuggire la realtà..” Lavora costantemente sulle tele alla ricerca di un’identità che dichiara di non aver ancora trovato. Al centro della sua attenzione è la figura umana che rappresenta con toni scuri e drammatici alla ricerca delle passioni e dei sentimenti più nascosti.

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