Roberto Becherucci

La pittura di Becherucci nasce sempre dal vero, da quella pratica en plein air che in tempi odierni è ormai rara, ma che restituisce una forza e una freschezza impossibili da ricreare in studio. La sua è un’esperienza diretta con il paesaggio, vissuta tra vento, luce e salsedine, che diventa linguaggio pittorico immediato, vibrante e autentico.

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Artista profondamente legato al territorio, Roberto Becherucci vive e lavora a Livorno. La sua pittura si inserisce nella tradizione labronica, rinnovandola con uno stile personale e contemporaneo. Formatosi accanto ad alcuni maestri della scuola livornese, ha saputo sviluppare una voce autonoma, capace di raccontare il paesaggio urbano e marino con una tavolozza ricca e sorprendente, che alterna delicate armonie a esplosioni di luce.

Ogni suo quadro è un atto d’amore verso la terra toscana e livornese: autentico, energico e appassionato. Nel tramonto allo Scoglio della Regina si ritrovano insieme la memoria storica, il dialogo con la tradizione pittorica e l’inconfondibile segno dell’artista, che restituisce al nostro sguardo non solo un luogo, ma un’emozione viva, vibrante, che ci appartiene.

Maria Teresa Majoli, agosto 2025

Capras (Stefano Caprina)

Artista labronico, grafico pubblicitario, camerlengo del Sodalizio Mvschiato, Capras è fine umorista che traduce la sua ironia in pungenti e argute vignette.

Sferzanti e micidiali, colgono difetti e idiosincrasie della società contemporanea portando a nudo situazioni e comportamenti umani in modo irresistibile, trasformandoli in puro oro comico.

L’umorismo tagliente si fonde con il tratto raffinato del disegno, creando piccoli capolavori.

L’appartenenza labronica, l’arguzia e lo spiritaccio livornese traboccano da ogni poro, ma il linguaggio è universale, di ampio respiro. Particolarmente apprezzate da palati fini, sono piacevoli e apprezzatissime anche da un pubblico più ampio e variegato.

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Stefano Caprina, in arte CAPRAS, è un autentico livornese e una voce ben riconoscibile nel panorama italiano della satira e dell’umorismo visivo. Il suo nome è da tempo sinonimo di intelligenza tagliente e ironia raffinata: le sue vignette, attuali e pungenti, sono piccole perle che sanno far riflettere con il sorriso.

L’arte di CAPRAS si distingue per un tratto essenziale ma elegante, capace di trasmettere con immediatezza messaggi profondi, senza mai scivolare nella volgarità, anche quando affronta temi scomodi o spigolosi.

C’è in lui una combinazione rara: abilità tecnica impeccabile, spirito critico acuto e una sensibilità fuori dal comune. Le sue opere riescono a parlare a tutti, toccando corde sottili con leggerezza, ma lasciando un segno duraturo.

Un artista capace di strappare un sorriso sincero e, al tempo stesso, di far nascere una riflessione.

Maria Teresa Majoli, aprile 2025

Mary Cappiello

Mary Cappiello ci conduce in un universo apparentemente astratto, ma costruito con una logica rigorosa e una sensibilità profondissima. Le sue composizioni, fatte di cerchi, linee e strutture leggere, si dispongono con armonie che ricordano la fillotassi della natura: quell’ordine misterioso e perfetto con cui le foglie si dispongono sui rami, i semi nei girasoli, i petali nei fiori. Nulla è casuale: tutto obbedisce a un’intelligenza sottile, a una bellezza interiore che si svela lentamente.

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I colori sono tenui, iridescenti, spesso metallici. Gialli, verdi e rosa si inseguono in sfumature leggere, che sembrano sospese in uno spazio senza tempo. A prima vista ci sembrano pianeti, bolle di sapone, cellule o note musicali: si muovono nell’aria, esplodono o si ritirano, si aggregano, si liberano. In alcune opere sembrano imprigionate da gabbie sottili, da griglie o reticoli che cercano di contenerle, ma da cui la loro energia creativa tenta di fuggire.

Queste forme sognanti, aperte, evocative, diventano per lo spettatore portali per mondi infiniti, visioni interiori e poetiche che ciascuno può percorrere in modo diverso. L’astrazione qui non allontana: invita, accoglie, svela.

La serie degli alberi, poi, è un inno silenzioso alla vita latente. I rami nudi non sono morti: sono in attesa, pronti a fiorire. E nel loro intreccio, tra le linee che li compongono, si aprono squarci di luce, atmosfere intime, paesaggi dell’anima.

Mary Cappiello ci offre, con dolce fermezza, una pittura meditativa e raffinata, in cui il pensiero si fa forma, il colore emozione, la geometria intuizione. Un’arte che non urla, ma resta.

Maria Teresa Majoli, maggio 2025

Anna Maria Acone

Anna Maria Acone: pittura di luce, riflessi e emozioni sul mare

Originaria di Pratola Serra, in provincia di Avellino, Anna Maria Acone vive da molti anni a Livorno, città che ispira e permea la sua ricerca artistica. Insegnante di formazione, ha sviluppato una pittura figurativa solida e raffinata, in cui la rappresentazione dei paesaggi marini e dei tramonti si fonde con una sensibilità moderna, capace di trasformare il reale in emozione pura.

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La sua produzione si concentra sul nostro mare e sulle atmosfere che lo circondano: la dolcezza delle barche, i riflessi cangianti dell’acqua, la magia dei tramonti che avvolgono tutto con calore e delicatezza. Questi elementi non sono descritti con precisione fredda o iperrealista, ma tradotti con un linguaggio pittorico che privilegia l’essenzialità e l’intensità emotiva. La luce è l’elemento protagonista delle sue tele, vissuta come un’entità viva e vibrante, capace di trasformare la scena e rivelare mondi interiori.

Attraverso l’uso sapiente della spatola, strumento che modula il colore con vibrante nitore, Anna Maria Acone costruisce paesaggi dove la luce diventa riflesso e la superficie dell’acqua specchio di sensazioni profonde. Le sue opere raccontano la poesia di una passeggiata lungo i porticcioli, l’incanto dei riflessi e il gioco dei colori che definiscono Livorno e i suoi dintorni, restituendo sulla tela non solo ciò che si vede, ma ciò che si sente e si respira.

La sua pittura si colloca con equilibrio tra la tradizione figurativa e una tensione poetica contemporanea: lascia spazio all’immaginazione, alla sospensione tra realtà e sogno, evocando un’esperienza intensa di contemplazione e presenza. Questo rende il suo lavoro non solo una resa visiva ma un invito a rallentare e ascoltare il silenzio che scorre sotto la superficie delle cose.

Nei suoi paesaggi marini Anna Maria Acone non rappresenta solo il paesaggio esteriore, ma apre finestre sul mondo interiore, restituendo atmosfere calde, accoglienti, in cui la natura e la luce si fondono in un dialogo continuo e appassionato. Un viaggio visivo ed emotivo che trasforma la realtà in poesia.

Maria Teresa Majoli, luglio 2025

Laura Ruberto

L’arte di Laura Ruberto è un continuo processo di trasformazione, un intreccio di materiali e tecniche che dà forma a una narrazione visiva sempre in evoluzione. Le sue opere nascono da una stratificazione attenta e sensibile, in cui si alternano vecchie stoffe domestiche, frammenti di tele ridipinte, metalli, fili, chiodi e materiali di recupero. Ogni elemento porta con sé un vissuto e una memoria, che vengono riattivati nel processo creativo per generare un dialogo profondo tra passato e presente.

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Ruberto costruisce le sue composizioni con una geometria che non rinuncia all’emozione. Le forme e i colori sono disposti con un rigore che non comprime, ma anzi potenzia l’espressività, creando un equilibrio vibrante tra ordine e libertà. L’artista cerca un’armonia che appare subito all’occhio, anche al di là delle letture critiche: le sue opere colpiscono per la qualità estetica, per l’equilibrio tra le forme e per la capacità di accostare texture diverse che catturano la luce in modo vario e affascinante. È un’arte che si fa quasi palpabile, invitando lo spettatore a un’esperienza sensoriale completa.

La scelta dei materiali non è mai casuale. L’artista lavora con ciò che è stato scartato, dimenticato, o consumato dal tempo, restituendogli valore e significato. Questa operazione non ha solo un valore estetico: in essa si cela una forte componente etica e politica. Le sue opere si caricano di consapevolezza e affrontano tematiche legate al genere, alla disuguaglianza, alla memoria collettiva. Ogni pezzo diventa così non solo testimonianza personale, ma anche manifesto silenzioso di una riflessione più ampia sul mondo.

La superficie pittorica, animata dalla tensione tra gesto e costruzione, tra materia e racconto, diventa uno spazio di esplorazione in cui si intrecciano storie individuali e universali. In ogni lavoro, il gesto pittorico è atto di indagine e riscoperta, di cura e di ascolto.

In definitiva, l’opera di Laura Ruberto si configura come un ponte tra tempo e materia, tra emozione e struttura, tra estetica e contenuto. È un universo in continua espansione, dove la memoria si rinnova e l’immaginazione apre varchi verso nuove possibilità. Le sue opere non si limitano a essere osservate: creano un dialogo, chiamano il pubblico a partecipare, a riflettere, a sentire.

Maria Teresa Majoli, luglio 2025

Mario Gavazzi

Mario Gavazzi è nato in Lombardia e vive da sempre a Livorno, città alla quale ha dedicato gran parte della sua produzione artistica.

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La sua pittura si declina in diverse direzioni: paesaggi, nature morte, figure femminili e opere astratte, tutte però unite da un filo conduttore che le rende riconoscibili e distintive. La sua ricerca artistica si concentra nel creare un gioco sottile e raffinato tra il colore e le forme, che non sempre si svelano immediatamente allo spettatore. È un invito alla scoperta, un viaggio nell’ambiguità visiva di ciò che è rappresentato e di ciò che, pur non essendo direttamente raffigurato, emerge quasi magicamente alla percezione.

Al centro della sua opera vi è una profonda indagine sulla psicologia della forma, accompagnata da un utilizzo magistrale delle linee di frattura, quei segni scuri che solcano la superficie pittorica. Questi tracciati, simili a fenditure, dividono e al tempo stesso rivelano, guidando lo sguardo in un percorso visivo che conduce alla scoperta di luoghi fantastici, fiori enigmatici e figure femminili dal fascino seducente. Come un mosaico che si ricompone, ogni frammento trova il suo posto, rivelando, poco a poco, l’immagine finale.

Il colore, chiaro, luminoso e vibrante, è il vero protagonista: conferisce energia, positività e una gioiosa vitalità a ogni composizione. È proprio attraverso questa esplosione cromatica che l’opera si arricchisce di significati e sensazioni, permettendo allo spettatore di cogliere “il tutto” che si rivela ben più della semplice somma delle sue parti.

Maria Teresa Majoli, settembre 2024

ARDO

ARDO, al secolo Alfonso di Berardo, realizza le sue opere uniche attraverso una tecnica meticolosa e raffinata, che trasforma ogni pezzo in un piccolo miracolo di luce e profondità.

Nelle “Cattedrali di luce”, l’artista sovrappone strati di colore su legno, incidendo la superficie con una punta secca fino a creare un bassorilievo sottile e prezioso. Il risultato è un gioco di contrasti tra superficie e profondità, che conferisce ai suoi edifici una luminosità intensa e un senso di leggerezza quasi sospesa. Le architetture emergono come intricate trine, richiamando la magnificenza delle cattedrali e la spiritualità che esse evocano.

L’opera di ARDO non è solo estetica: invita l’osservatore a percepire la luce come elemento vitale e simbolico, creando un dialogo silenzioso tra tecnica, materia e trascendenza.

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Fiorenzo Isaia

Fiorenzo Isaia è un artista di straordinaria sensibilità, capace di trasformare una tecnica impeccabile in una narrazione intensa e poetica. La sua pittura, raffinata e armoniosa, si distingue per la morbidezza dei colori, la fluidità delle forme e l’atmosfera sospesa che avvolge ogni composizione.

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Lontano dalle mode e dalle urgenze del tempo, Isaia lavora con pazienza e dedizione, creando acquerelli in cui realtà e sogno si fondono con naturalezza. Nei suoi paesaggi, come nelle figure, l’ispirazione dal vero si intreccia a una dimensione interiore e immaginaria, dando vita a piccoli mondi silenziosi in cui convivono poesia, ironia e nostalgia.

Le sue opere hanno il dono raro di evocare ricordi e suggestioni personali in chi guarda: una luce particolare, un angolo di natura, un volto assorto sembrano diventare parte della memoria collettiva. È un’arte che non grida, ma sussurra, e proprio per questo rimane impressa a lungo.

Il suo stile, al tempo stesso classico e moderno, può essere definito una sorta di realismo magico: ogni acquerello è una soglia da attraversare, un invito a guardare oltre l’apparenza per cogliere il senso profondo delle cose. Con eleganza e profondità, Fiorenzo Isaia ci offre una pittura che incanta lo sguardo e tocca l’anima, regalando momenti di autentica contemplazione.

La mostra, organizzata da Melograno Art Gallery, è un’occasione preziosa per immergersi nel suo mondo e per scoprire dal vivo l’intensità e la leggerezza della sua ricerca artistica.

Manuela Balma

Dolls – Tra Pop Art e ironia contemporanea

Fin da bambina, l’artista ha manifestato una vocazione spontanea per la pittura e l’illustrazione, elaborando con matite e gessetti figure dei protagonisti dei cartoni animati. Questi primi esercizi naïf contenevano già i semi di quella che sarebbe diventata una passione matura e consapevole per la Pop Art, con una cifra stilistica personale e immediatamente riconoscibile.

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Negli anni ’90, l’incontro con il mondo dei graffiti e dei writers ha arricchito il suo linguaggio visivo, fornendo strumenti espressivi dinamici e urbani, che si sarebbero integrati perfettamente con i riferimenti pop che studiava durante l’università. Lo studio approfondito dei maestri della Pop Art ha confermato e consolidato la sua inclinazione artistica, spingendola a sviluppare un progetto coerente, oggi noto come Dolls.

Il progetto ruota attorno alla rappresentazione di figure femminili – bambole contemporanee – caratterizzate da un tratto semplice, essenziale e fumettistico. Le sue opere combinano colori accesi e contrasti decisi, generando una tensione tra innocenza e provocazione, tra oggetto e soggetto, tra iconografia pop e riflessione critica. Ogni “doll” diventa così un veicolo di comunicazione sull’esasperazione dell’immagine, sulla mistificazione della bellezza e sui miti della società dei consumi.

L’artista predilige l’acrilico come medium principale, applicato su tela e su supporti diversi, accompagnato da sperimentazioni multimediali e cinematografiche. Un esempio significativo è la collaborazione con lo studio Enarmonia di Torino (2004-2006), che le ha permesso di esplorare il linguaggio dell’animazione e di rafforzare ulteriormente la sintesi tra pittura e racconto visivo.

La forza delle Dolls non risiede solo nella tecnica, ma nella capacità di parlare di temi contemporanei attraverso un linguaggio immediato, visivamente seducente e al tempo stesso inquietante. Ogni figura invita a riflettere sul ruolo dell’immagine nella società moderna, sulle contraddizioni tra apparenza e identità e sulla cultura del consumo estetico.

Oggi, la produzione dell’artista è un mix di tradizione pop e sperimentazione contemporanea, in cui la leggerezza del tratto e l’ironia convivono con riflessioni più profonde, offrendo allo spettatore un’esperienza estetica e critica insieme. Il progetto Dolls si conferma come una proposta originale e riconoscibile nel panorama artistico contemporaneo, capace di parlare a un pubblico ampio e internazionale.

Alessandro Grazi

Alessandro Grazi, artista senese, vive e lavora a Siena dove ha fondato la sua Art Lab Gallery in Pian dei Mori. La sua carriera inizia come grafico pubblicitario, mestiere che gli ha dato una solida base tecnica e una sensibilità particolare per il segno e la composizione. Da oltre trent’anni però Grazi ha scelto di dedicarsi completamente all’arte, costruendo un linguaggio personale che si muove con libertà tra pittura, grafica e scultura.

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Il suo percorso si definisce nella “Grafica Cubica”, termine da lui stesso coniato e diventato emblema di una ricerca artistica originale e coerente. Si tratta di una pratica che combina elementi grafici e pittorici, parole e immagini, segni e colori, in una trama compositiva che sembra rispondere a un ritmo interiore preciso. Le opere si caratterizzano per il dinamismo del gesto, per l’energia del tratto deciso e per una forte componente ironica e critica.

Grazi utilizza lo spazio dell’opera come se fosse una pagina bianca da riempire: linee, tratti, figure, segni grafici si alternano a tagli pittorici, a scritte o a brevi frasi, dando vita a composizioni in cui la dimensione visiva si intreccia con quella poetica. Questa modalità di lavoro richiama sia lo Spazialismo, con il suo interesse per lo spazio e il taglio, sia il Futurismo, con la sua esaltazione del dinamismo e del movimento. A queste influenze si aggiungono i riferimenti alla poesia visiva e alla mail art, che negli anni Sessanta e Settanta hanno ampliato il confine dell’opera d’arte verso territori nuovi e interdisciplinari.

La “Grafica Cubica” diventa così il contenitore di un universo complesso, dove segno e parola si mescolano in un flusso continuo. In alcune opere domina il colore, con cromie vivide e vibranti; in altre prevale la tensione del bianco e nero, che sottolinea la potenza espressiva del disegno. Sempre però si avverte la presenza di una forte componente narrativa e simbolica, che apre a riflessioni sul presente, sui sentimenti e sulle contraddizioni dell’uomo contemporaneo.

Il lavoro di Grazi è dunque allo stesso tempo rigoroso e libero, attento al gesto ma capace di mantenere leggerezza e ironia. È una ricerca che non si esaurisce in una formula ma che si rinnova costantemente, spaziando dalla bidimensionalità della pittura alla tridimensionalità della scultura. In ogni caso, rimane fedele all’idea di fondo: un’arte che si costruisce nell’equilibrio tra composizione e vitalità, tra il mestiere del grafico e la sensibilità del poeta visivo.

Oggi, con più di trent’anni di attività, Alessandro Grazi è una voce riconoscibile e stimata sia in Italia che all’estero, capace di unire il rigore professionale della sua formazione a una visione artistica ricca di invenzione, di ironia e di libertà creativa.