Fabrizio Giorgi
Fabrizio Giorgi
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Fabrizio Giorgi, artista livornese nato nel 1953, è una figura poliedrica e instancabile, attiva sin da giovanissimo. Nel corso della sua carriera ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, fiere e rassegne di rilievo, distinguendosi per una produzione ampia e sempre in evoluzione. La sua ricerca attraversa linguaggi diversi – pittura, scultura, assemblage – mantenendo però un tratto inconfondibile: curiosità, energia e una fantasia visiva che sa trasformare ogni materiale in narrazione.
La sua opera si articola in cicli distinti, ognuno con una poetica precisa. Nei lavori realizzati con legni riciclati, l’artista ridona vita a frammenti trovati, trasformandoli in barche, paesaggi e costruzioni immaginarie che conservano la memoria della materia. Nella serie dedicata ai metalli, sagome e lamiere diventano animali di uno “zoo fantastico”, ironico e vivace, dove ogni figura sembra emergere da una favola contemporanea.
Con le sue tele estroflesse, Giorgi esplora invece la tridimensionalità della superficie pittorica, creando veri e propri codici a barre che alludono a letture nascoste e significati stratificati. Le opere della serie “Strutture Spaziali” rappresentano un’altra svolta del suo percorso: pitture astratte dal segno netto, forme pulite e una palette raffinata che conferisce eleganza e ritmo alla composizione.
Accanto a queste ricerche, Giorgi non rinuncia al gioco e alla leggerezza. Nei suoi “segni arcaici” del 2025, forme pop e archetipi visivi si fondono con il suo tratto personale, dando vita a opere fresche e vivaci. Una presenza ricorrente è il suo cavallino, simbolo affettuoso e immediatamente riconoscibile, che attraversa i suoi lavori come un filo narrativo.
Fabrizio Giorgi è un artista che ha fatto della versatilità la propria cifra: ogni ciclo è un mondo a sé, ma tutti parlano la lingua della creatività e di una visione che sa reinventarsi senza mai perdere autenticità.
LA NUOVA RIFLESSIONE DI GIORGI: TRA IDENTITA’ E ARBITRIO
L’ultimo progetto di Fabrizio Giorgi nasce da una sua nuova riflessione sul mondo, sui suoi problemi identificativi, sui suoi metodi di catalogazione e sui valori messi in forse della libertà e dell’autonomia personale dell’uomo. La riflessione da parte di un artista può essere una fase preparatoria, speculativa, ma non può non trovare una propria linea d’espressione, una modalità figurale o simbologia attraverso cui esercitare la propria dialettica e tradurre le proprie motivazioni concettuali. Nello stesso tempo l’artista contemporaneo, consapevole della propria contemporaneità, non può ignorare, nel trasferimento del concetto, il contesto, le ritualità, le operazioni che caratterizzano la struttura della società. Ad esse, dunque, deve riferirsi per rendere intelligibile e proprio il suo progetto, prima di dotarlo di quell’opportuna aura di artisticità che gli conferisce potenza e profondità.
Per la sua nuova avventura artistica Giorgi ha scoperto un soggetto particolare, con una sua precisa individualità formale e, al contempo, si presta ad essere il riferimento metaforico di tutta una serie di concetti e di problematiche che nutrono uno scenario artistico di elevata significatività: questo soggetto, estratto dalla più comune e consueta quotidianità e il codice a barre, comunemente utilizzato nella catena distributiva e in quella di catalogazione per attribuire identità, riconoscibilità e classificabilità a oggetti, documenti o altro. Il codice a barre è al tempo stesso un importante strumento d’ordine e un pericoloso elemento d’inquadramento e di prevaricazione: come quasi tutte le componenti della vita. Al codice a barre l’artista contemporaneo, non soggetto ai canoni classificatori tradizionali, può accostarsi con un atteggiamento interlocutorio, d’investigazione, per estrarre da esso il senso funzionale, ma anche gli aspetti formali, e per costruire un edificio complesso, articolato, ricco di aperture innovative.
Occorre anzi tutto sottolineare che questa intuizione di assumere i codici a barre a elementi simbolici, a metafora della condizione umana, non è conquista recente: già negli anni ’90 del 1900 l’artista era stato attratto da queste icone della contemporaneità e aveva fatto di loro i soggetti di alcune opere, riproducendole da etichette (ad esempio di Coca Cola) ed assumendole come elementi formali artisticamente interessanti. E non era, risolta in questo modo, un’idea particolarmente innovativa.
Bruno Sullo



