Gloria Geraci

Gloria Geraci vive e lavora a Livorno, città che pulsa di storia e tradizione artistica. La sua pittura figurativa nasce da una sensibilità profonda e da un raffinato equilibrio tra tecnica e poetica, capace di restituire la magia dei dettagli più minuti.

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Le sue opere spaziano dalle marine, evocative e tranquille, alle nature morte, dove ogni elemento racconta una storia di luce e armonia. I paesaggi toscani che rappresenta riflettono la dolcezza delle colline, i cieli mutevoli e la quiete della campagna, trasportando chi osserva in un mondo sospeso tra serenità e meraviglia.

Con Gloria Geraci, la tela diventa un dialogo intimo tra l’artista e lo spettatore: ogni pennellata rivela emozioni sincere e un amore profondo per la natura e per il colore, trasformando ogni quadro in un piccolo universo di poesia e bellezza.

Capitan Morgan

Capitan Morgan, nome d’arte di un artista che ha scelto il legno come suo mezzo espressivo, lavora con passione e precisione nell’intarsio di diverse tipologie di legno.

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I suoi soggetti preferiti sono animali, in particolare i bassotti, e personaggi famosi, icone pop, rappresentati attraverso un sapiente gioco di colori e sfumature ottenute dai legni di frutta e nelle opere più recenti anche dai colori acrilici. Ogni tavola realizzata è unica, con dettagli che si distinguono grazie alla tecnica meticolosa dell’intarsio, ed è un’esperienza visiva che comunica delicatezza, emozione e un legame profondo con la natura e le sue forme più pure.

Luca Ceccanti

Luca Ceccanti vive in Toscana.

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E’ un artista versatile e poliedrico, che si dedica alla pittura figurativa. La sua passione lo porta a dipingere dal vivo scorci della nostra Toscana. In particolare, le opere che abbiamo in galleria sono scorci di Livorno, città che rappresenta per lui una grande fonte d’ispirazione. La sua tecnica preferita è quella di dipingere di getto, riportando sulla tela in maniera immediata le impressioni vive dei colori e delle luci. I dettagli lasciano il posto alla composizione d’insieme, per un risultato vivace e dinamico. E’ una pittura che  gli consente di catturare l’essenza del paesaggio e di trasmettere l’emozione del momento sulla tela.

Federico Cresci

Federico Cresci (Livorno, 1941 – 2022) è stato un pittore dalla profonda sensibilità, capace di trasformare la realtà quotidiana in visione poetica.

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La sua pittura figurativa, caratterizzata da una tavolozza limpida e da un tratto morbido e misurato, si muove tra paesaggi e nature morte, fiori e marine, scogliere e oggetti sospesi in atmosfere intime e silenziose.
Cresci ha saputo restituire alla pittura la dimensione del sogno, lasciando affiorare dietro ogni composizione un mondo interiore fatto di ricordi, desideri e contemplazione. Le sue nature morte non sono semplici studi di forma e luce, ma veri racconti visivi in cui il tempo sembra fermarsi, mentre i paesaggi e i soggetti onirici suggeriscono un significato nascosto, un dialogo segreto tra realtà e immaginazione.
La sua opera, sospesa tra tradizione e lirismo personale, continua a emozionare per la capacità di evocare, con pochi elementi essenziali, la poesia delle cose semplici e l’incanto del quotidiano trasfigurato.

Davide Robert Ross

Davide Robert Ross

“I ritratti e le figure di questa esposizione di quadri, intitolata Il Tratto Dipinto, sono il racconto di un percorso che l’artista compie, con i suoi mezzi espressivi, nella raffigurazione di attimi sfuggevoli ma di grande intensità emotiva. Non c’è nulla di celato o metaforico, arriva subito chiaro che ciascun ritratto o figura, oggetto, apre percorsi sensoriali dove riconoscersi e rivedersi, non tanto nella somiglianza fisica, ma nell’aver vissuto gli stessi attimi, stati d’animo, sguardi, desideri, che vediamo esprimersi da questi dipinti.

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Davanti a questa spiazzante sincerità, entra in gioco l’artista che, con il suo particolare modo di dipingere, riesce ad espandere queste sensazioni, in tutta l’ opera, con pennellate rettilinee, decise, armonizzate dalle fini trasparenze, ci rivelano una pittura dinamica, nervosa, travagliata, impaziente, che si traduce in un’ immagine non certo idilliaca, ma piuttosto si traduce in un senso di decadenza, caratteristica dei nostri tempi, inchinandosi alla regola fondamentale: l’Arte deve essere espressione della nostra contemporaneità, altrimenti perderebbe la sua funzione e si ridurrebbe ad una compiacente copertina patinata.

Arrivando al cuore, cioè il valore artistico di Il “Tratto Dipinto”, questo titolo potrebbe sembrare metaforico, ma in realtà è molto descrittivo e concreto, e deriva dalla personale ricerca di Ross di conservare la stessa immediatezza e potenza che ha il tratto di un disegno nell’ attimo in cui si inizia a rendere concreto il pensiero, cioè fin dai primi segni che prendono vita con il tratto della matita.

Spesso questa spontaneità, viene perduta nel passaggio successivo, cioè dipingendo, magari a favore di una maggior precisione, oppure perchè l’ artista decide per un tipo di resa pittorica più convenzionale.

Nella pittura di Ross, si nota però una volontà, non solo di conservare, ma anche di amplificare la naturale potenza espressiva del disegno, riproponendone la naturalità con i pennelli, al punto che, in alcuni casi, somigliano più a degli schizzi che ad un dipinto.

Il tutto è ben bilanciato e amalgamato, da una regia sicura delle proprie abilità e dal suo chiaro obbiettivo: dipingere il Tratto!”

Davide Robert Ross

 

Riccardo Lizio

Riccardo Lizio è un artista livornese che ha sempre trovato nella sua città natale la principale fonte di ispirazione per il suo percorso creativo. Dopo un inizio autodidatta, ha proseguito la sua formazione alla Libera Accademia Trossi Uberti di Livorno, per poi avventurarsi in un cammino di ricerca e sperimentazione personale che lo ha portato a distaccarsi dalle tradizionali scuole accademiche.

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Il suo lavoro si concentra principalmente sul colore e sulla materia, attraverso un linguaggio che si fa immediatamente emotivo e viscerale. La superficie della tela diventa un campo di esplorazione dove il colore non è solo pigmento, ma una forma di linguaggio capace di comunicare sensazioni profonde. La scelta di colori acrilici, foglie, elementi vegetali e carte pregiate di riso contribuisce a creare piani visivi che si sovrappongono, arricchendo le sue opere di una fisicità che rende il colore un’entità tangibile.

Il gioco dei colori è il vero protagonista: esso cattura l’occhio e, attraverso l’inserimento delicato di materiali diversi, crea una sorta di danza visiva che conferisce alle tinte una qualità corporea. La superficie pittorica, pur rimanendo astratta, è attraversata da sottili intrusioni di elementi che, quasi senza volerlo, trasmettono una sensazione di tridimensionalità, dove la pittura diventa viva e palpabile. Ogni elemento si fonde con l’altro per dare vita a una nuova composizione che emerge, lentamente, dalla tela, sfumando il confine tra il visivo e il materiale.

Riccardo Lizio, attraverso questa ricerca incessante, ci invita a riflettere sulla realtà nascosta sotto la superficie delle cose, a percepire l’invisibile e a vivere l’esperienza artistica come un incontro profondo con la materia e con la luce che essa emana. Ogni opera è un invito a esplorare le emozioni che il colore è in grado di suscitare, a vivere il dipinto non solo come una rappresentazione, ma come una vera e propria esperienza sensoriale.

Maria Teresa Majoli, aprile 2025

Matteo Torri

Matteo Torri è un giovane artista livornese, nato nel 2001.

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Autodidatta, ha una pittura fresca che, nata in maniera spontanea e senza alcuna formazione, si distacca da qualsiasi corrente artistica e si sviluppa in modo del tutto autonomo, raccogliendo le istanze e le pulsioni che animano la gioventù contemporanea. La sua produzione artistica abbraccia una vasta gamma di espressioni.

Accanto a caratteri che attingono e ammiccano alla street art troviamo opere più classicamente pittoriche. In queste, si rivela una sensibilità già matura, evidenziata anche dalla scelta insolita e accattivante dei colori.

Alessandro Danzini

Il vento plasma la roccia, danza con le nuvole, inquieta il mare e dipinge nuovi orizzonti.

Alessandro Danzini, nato a Pisa nel 1974 e cresciuto a Livorno, è un artista che da sempre osserva con intensità il paesaggio toscano, rendendolo il protagonista assoluto delle sue opere. Da un’analisi accurata della tradizione pittorica della scuola toscana, Danzini è approdato a un linguaggio personale, in cui l’arte non si limita a rappresentare, ma esplora le forze che plasmano la natura. Il titolo della sua nuova mostra, Dove soffia il vento, richiama il dinamismo della natura, dove ogni elemento – dal cielo alle rocce, dal mare alla vegetazione – è modellato incessantemente dalla forza del vento.

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In questa serie di dipinti, Danzini non si limita a ricreare il paesaggio toscano con un realismo dettagliato. La sua arte va oltre, proponendo visioni intime e drammatiche, in cui l’accettazione della precarietà della vita si fonde con la potenza della natura. La roccia, in particolare, diventa il soggetto centrale: aspra e tormentata, appare lacerata dal continuo confronto con gli agenti atmosferici. Le sue superfici raccontano storie di erosione, di forze che agiscono senza sosta, senza pietà, ma anche di una bellezza che nasce dalla distruzione. La luce gioca sulle ferite delle rocce, facendo emergere spettacolari variazioni cromatiche, che rivelano la magnificenza di ciò che il vento e il mare hanno creato.

Il cielo, carico di nuvole che sembrano in costante movimento, è un altro protagonista fondamentale di questa narrazione. L’aria, che trasporta la bellezza del paesaggio, è anche il mezzo attraverso cui ogni elemento viene trasformato, e l’artista cattura la dinamica di questo processo. In Danzini, il vento non è solo una presenza fisica, ma un agente che dona vita a un continuo mutamento, conferendo ai paesaggi una qualità quasi surreale, sospesa tra il reale e l’irreale.

Questa nuova visione della natura, esasperata e al contempo sublime, invita lo spettatore a riflettere sulla transitorietà della vita. La roccia che si sgretola, il mare che erode le sue sponde, e il cielo che si trasforma incessantemente sono immagini potenti che ricordano quanto la bellezza e la fragilità siano intimamente legate. Dove soffia il vento diventa così un inno alla forza trasformativa della natura e alla consapevolezza che, in questo processo perpetuo di cambiamento, anche noi siamo solo piccole parti di un disegno universale in continua evoluzione.

Abbandonandosi alla contemplazione di queste opere, lo spettatore è invitato a riconoscere l’incredibile bellezza di un mondo che si costruisce e si distrugge, senza mai fermarsi. Un mondo che continua a cambiare, a plasmarsi, a resistere – un mondo che, come la roccia sotto la spinta del vento, ci racconta la storia eterna della natura e della vita stessa.

Maria Teresa Majoli, marzo 2025

Claudio Citi

Claudio Citi

Tra ironia, natura e inquietudine: metamorfosi contemporanee

Claudio Citi, artista livornese, lavora con una pittura figurativa vivace e accattivante, che riesce a fondere sapientemente amore per la natura e critica sociale. Le sue opere, anche di grande formato, affascinano per l’uso esperto del colore e per la leggerezza apparente delle forme, ma nascondono spesso significati profondi, talvolta scomodi, che emergono con sottile ironia.

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Animali, piante ed elementi naturali popolano le sue tele, ma raramente sono rappresentati nella loro forma originaria. Citi gioca con la trasformazione, dando vita a creature ibridate, mutate, sospese tra realtà e immaginazione. Queste metamorfosi, trattate con un tocco insieme amorevole e inquietante, sembrano suggerire una riflessione sul nostro rapporto con il mondo naturale. C’è, nelle sue figure – come certi polli geneticamente modificati che ci osservano con sguardo intelligente e beffardo – una vena ironica e quasi macabra, che diventa commento tagliente sull’evoluzione forzata, sulla manipolazione biotecnologica, sulla perdita di autenticità.

Ogni opera è un invito a guardare oltre, a cogliere l’ambiguità tra gioco e minaccia, tra bellezza e dissonanza. Citi ci spinge a riflettere sulle conseguenze delle nostre scelte, ma senza mai rinunciare a un linguaggio visivo accessibile, che accoglie lo spettatore con grazia e lo accompagna, quasi con un sorriso, verso la consapevolezza.

La leggerezza del gioco non sminuisce, ma amplifica il potere del messaggio: il suo è un mondo in cui la meraviglia si mescola al dubbio, e la natura diventa specchio delle nostre paure, delle nostre aspirazioni, dei nostri limiti.

Scultore oltre che pittore, realizza anche originali gioielli d’arte. Nel 2019 ha vinto il Premio della Giuria  a La Quadrata con l’opera Naturalmentetossico, esposta in seguito ad Arte Padova 2019.

Maria Teresa Majoli, aprile 2025

Valeria Luschi

La pittura di Valeria Luschi si distingue per la sua calda luminosità e per la limpidezza dello sguardo con cui interpreta la realtà. Nei suoi dipinti, figurativi e immediatamente accoglienti, l’artista racconta paesaggi, scorci urbani, momenti familiari e scene di vita quotidiana con una sensibilità che unisce tradizione e contemporaneità. La sua è una visione serena e partecipe, capace di restituire emozioni semplici e profonde, legate al ritmo naturale delle cose e alla luce che le attraversa.

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Ogni opera nasce da un’osservazione attenta e affettuosa del mondo circostante: un angolo della città, un giardino, una stanza domestica diventano pretesti per esplorare il rapporto tra colore, spazio e tempo. Luschi costruisce le sue composizioni con equilibrio e misura, affidandosi a una tavolozza chiara e armoniosa che trasmette leggerezza e quiete.

Nelle sue tele, il quotidiano si trasforma in una pausa poetica, in un invito a riscoprire la bellezza delle piccole cose. L’artista riesce a dare voce alla semplicità, mostrando come anche i gesti più ordinari possano contenere un senso di pace e di gratitudine. Il risultato è una pittura che parla di vita vissuta con autenticità, capace di riconciliare chi guarda con il proprio presente.

Con il suo linguaggio figurativo, caldo e luminoso, Valeria Luschi ci conduce in uno spazio di armonia e contemplazione, dove la pittura diventa esperienza interiore e dialogo silenzioso con la realtà.