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Marco Colella

Marco Colella (Firenze, 1986) sviluppa una ricerca pittorica in cui la figurazione si intreccia con simboli, culture e immaginari diversi. La sua opera nasce da un’osservazione sensibile dell’individuo contemporaneo, colto nelle sue sfumature emotive e nei suoi slittamenti interiori. Nei lavori della serie My Generation l’artista indaga la dimensione identitaria delle giovani generazioni, restituendo volti e presenze che oscillano tra fragilità e forza, tra intimità e dichiarazione di sé.

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Parallelamente, Colella approfondisce elementi iconografici e filosofici di matrice orientale, riletti con un approccio personale e grafico che unisce gesto, segno e colore. Questa dualità – tra introspezione occidentale e spiritualità orientale – dà vita a opere che raccontano l’essere umano nelle sue molteplici direzioni, senza gerarchie ma in un dialogo continuo.
La pittura diventa così uno spazio sospeso, un territorio in cui convivono energia, delicatezza e tensione narrativa, restituite attraverso una tecnica che alterna precisione e impulso, ponderazione e istinto. Il lavoro di Colella si caratterizza per un linguaggio immediato e riconoscibile, capace di parlare a generazioni diverse attraverso un immaginario che è insieme personale e universale.

Giulio Santarsiero

Giulio Santarsiero (Melfi, 1935 – Volterra 2014) ha vissuto a Montelupo Fiorentino, dove ha sviluppato un percorso artistico sincero e sensibile, inizialmente legato alla ceramica e poi approdato alla pittura. La formazione presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze ne ha affinato lo sguardo e la tecnica, accompagnando una ricerca costante nel colore e nella luce.

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Per molti anni ha gestito una galleria a Volterra, luogo d’incontro e di scambio culturale, mentre le sue opere entravano in numerose collezioni private in Italia e all’estero.
La pittura di Santarsiero si distingue per una figurazione calda e accogliente, che affonda le radici nell’osservazione attenta della natura e del paesaggio. Le sue pennellate, morbide e vivaci insieme, costruiscono atmosfere liriche e vibranti, in dialogo con la sensibilità impressionista e con la forza luministica dei macchiaioli.
Un linguaggio pittorico che ha saputo restituire con delicatezza la poesia del quotidiano e la profondità dei luoghi, lasciando un’impronta autentica e senza tempo.

Cesare Braccini

Cesare Braccini: Il Poeta dei Paesaggi Livornesi

Cesare Braccini, spentosi nel 2025 all’età di 83 anni.

Pittore capace di trasformare la memoria visiva della sua città in un racconto pittorico intriso di poesia e delicatezza. Con la sua tavolozza morbida e luminosa, Braccini ha saputo restituire l’anima dei luoghi che lo hanno visto nascere e crescere, imprimendo sulla tela le sfumature più autentiche della Livorno di ieri e di oggi.

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La sua pittura figurativa si inserisce nella tradizione labronica, ricollegandosi ai grandi maestri del passato, ma con uno stile personale inconfondibile. I suoi paesaggi, sia quelli campestri che quelli marini, sono finestre aperte su un mondo intriso di ricordi e nostalgia. Guardando le sue opere si ha la sensazione di sfogliare un album di memoria collettiva, in cui la natura si offre in tutte le stagioni: la primavera fiorita, l’autunno dalle calde tonalità dorate, l’inverno silenzioso e ovattato.

Anche il mare, elemento imprescindibile dell’identità livornese, trova nelle tele di Braccini un interprete sensibile e attento. Le sue vedute costiere trasmettono la quiete di un porto sicuro, il fascino delle barche a riposo al tramonto, la promessa di un viaggio che si prepara tra reti e vele pronte per prendere il largo.

Ma non solo paesaggi: la sua pittura ha immortalato gli angoli più caratteristici di Livorno, dai bastioni della Fortezza Nuova alle strade dell’Ardenza e di San Jacopo, dove nacque e trascorse l’infanzia. Sono luoghi intrisi di luce e di malinconia, raccontati con un affetto che traspare da ogni pennellata, quasi a voler custodire le atmosfere di una città in continua evoluzione, senza disperdere il suo spirito autentico.

Nonostante le esperienze di vita fuori dalla Toscana, in città del nord Italia segnate dal grigiore industriale e dal ritmo frenetico, Braccini non ha mai smesso di portare con sé il calore della sua terra, traducendolo in opere che trasmettono serenità e armonia. Il suo sguardo artistico ha sempre evitato toni drammatici o inquieti: non troveremo nelle sue tele cieli tempestosi o paesaggi caotici, ma piuttosto un mondo pacifico e accogliente, specchio di un’anima gentile e riflessiva.

Con la sua scomparsa, Livorno perde non solo un pittore, ma un testimone visivo della sua bellezza e della sua storia. Le sue opere continueranno a raccontare il fascino della città e dei suoi dintorni, come pagine dipinte di un libro senza tempo, capaci di trasmettere emozioni e di farci sentire, ancora una volta, a casa.

Maria Teresa Majoli, febbraio 2025

Sergio Raugi

Sergio Raugi (Livorno, 1936 – 2013), anche conosciuto come Serghiej, è stato un pittore livornese particolarmente noto per la sua passione per il circo. È stato definito il “pittore del circo”, perché nelle sue tele spesso compaiono clown e figure circensi, interpretate con sensibilità e vivacità narrativa.

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La pittura di Raugi unisce sensibilità figurativa e un tratto intimo: le sue figure di clown e artisti circensi sono ritratte con calore umano, mai caricaturale, mentre i paesaggi che dipinge — come marine o scene di vita — mostrano pennellate materiche e cromie evocative. Le sue tele raccontano un mondo di leggerezza e malinconia insieme, in cui la vita di scena e la realtà si mescolano.

Clelia Logoluso

Clelia Logoluso ci invita in un mondo di figure femminili sospese, eteree e senza tempo. Donne prive di lineamenti definiti, volti che sfuggono alla concretezza per lasciare tutto all’intuizione. Non c’è bocca, non ci sono occhi, eppure la loro presenza è immediata e palpabile. La personalità, silenziosa ma potente, emerge con una forza che va oltre la rappresentazione. La postura, il movimento, l’intenzione: tutto è solo un abbozzo, ma ogni singolo gesto parla con la certezza di qualcosa di assolutamente definito.

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In ogni sua donna, Logoluso sembra voler trasportare qualcosa di sé, un frammento di anima che si nasconde dietro quella barriera del non dichiarato, lasciando spazio all’immaginazione, ma anche a un mare profondo di emozioni inesplorate. Il volto spoglio diventa il riflesso di un mondo interiore che non può essere svelato, ma solo suggerito. È una poesia visiva, una delicatezza che si svela in pochi tocchi, in un equilibrio precario tra ciò che è visibile e ciò che rimane nascosto.

Il percorso artistico di Clelia Logoluso è un invito a entrare in un universo di sensazioni ed emozioni sospese, dove ogni donna, pur nell’assenza di dettagli concreti, è un racconto vivo, complesso e pieno di vita. La sua arte non si limita a dipingere figure femminili: racconta storie silenziose di donne che vivono oltre le apparenze, in un mondo di colori, forme e sensazioni che parlano direttamente all’anima.

Clelia nasce in Puglia, una terra in cui il sole e il mare disegnano i colori della vita, e quei colori caldi, decisi, forti, attraversano la sua pittura, impregnandola di emozioni struggenti. La sua arte è un viaggio che affonda nelle radici della sua terra, tra gli ulivi contorti, le pietre bianche e la terra rossa. Ma è anche un viaggio che la porta a Livorno, città che la conquista con la sua energia, la sua magia, i suoi colori. E poi c’è il tango argentino, che unisce ogni frammento della sua esperienza, mescolando il tutto in una danza che si riflette nelle sue opere, come un’onda che sfuma nell’orizzonte, dove il sole si dissolve lentamente nel mare.

Maria Teresa Majoli, marzo 2025

Giacomo Vaccaro

Giacomo Vaccaro (Sassetta, 1953) è un pittore profondamente legato alla tradizione figurativa toscana. Fin da giovanissimo mostra una naturale inclinazione per il disegno e il colore, che lo porterà a formarsi all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Qui entra in contatto con il Maestro Pietro Annigoni, che gli trasmette una conoscenza diretta dei segreti della pittura classica, in particolare del ritratto.

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Stabilitosi poi a Livorno, Vaccaro incontra due figure decisive: Ferruccio Mataresi, suo vero punto di riferimento, e Giovanni March. Con loro approfondisce quella pittura solida, luminosa e istintiva che caratterizza la scuola labronica, proseguendo una tradizione che comprende nomi come Natali, Filippelli, Romiti, Lomi, Rontini e Michelozzi.
Livorno diventa per lui più di una città: un ambiente da cui assorbe carattere, ritmo e umanità, qualità che ritroviamo anche nella sua tavolozza.

Pittore rapido e sensibile nel dipingere dal vero, Vaccaro sa cogliere le variazioni della luce, le atmosfere che cambiano, gli scorci che vibrano di vita. I suoi paesaggi – come quelli presenti oggi in galleria – raccontano una Toscana intima e autentica, fatta di mare, venti leggeri, colline e silenzi, sempre con un equilibrio naturale tra osservazione e emozione.

La sua ricerca è stata arricchita da numerosi viaggi in Europa e nel Mediterraneo, che gli hanno ampliato lo sguardo senza mai allontanarlo dal senso di appartenenza alla pittura del suo territorio.
Oggi Vaccaro continua a vivere e lavorare a Livorno, portando avanti una visione pittorica fedele alla tradizione ma sempre vibrante di immediatezza.

Paola Caporilli

Paola Caporilli è nata a Roma nel 1957 ed ha conseguito il diploma in Ragioneria. Ha trascorso dieci anni della sua carriera nel settore della moda, durante i quali ha aperto un atelier e organizzato sfilate, compresa una presso Palazzo Barberini a Roma nel 1990. Sebbene sia una pittrice autodidatta, ha ampliato la sua formazione partecipando a corsi innovativi di disegno e pittura basati sul metodo di Betty Edwards, noto come “Disegnare con la parte destra del cervello”. Attualmente, continua la sua ricerca artistica partecipando a stage e laboratori di pittura.

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Paola ha partecipato e continua a partecipare a mostre e esposizioni collettive sia a livello nazionale che internazionale.

Il suo lavoro artistico è molto vario e spazia dallo studio dettagliato del ritratto alla rappresentazione stilizzata di soggetti con linee essenziali e struttura di base. Nel suo lavoro astratto, concentra la sua ricerca sulla forma e sul colore, applicando le tecniche apprese durante gli anni di esperienze in laboratorio.

La sua pittura è caratterizzata da colori fantastici, forti e decisi, che emergono sulla tela attraverso ampi e incisivi segni, conferendo alle opere un senso di energia vitale. I colori guizzano in larghe fasce corpose che sembrano costantemente in movimento, creando un effetto tridimensionale e conferendo alle sue opere un’aura di forza e vitalità.

In alcune opere i colori vivaci e i segni ravvicinati e sovrapposti evocano la texture degli alberi, creando un gioco tridimensionale di luci e ombre, in altre l’immagine di edifici. Le città emergono con le loro peculiarità e anime distinte, come evidenziato nelle opere come “Kasbah” e “Matera,” che narrano storie uniche. Alcune opere di questa serie, come “Borgo,” sembrano essere senza storia, rappresentando una sorta di eterno presente.

Il cerchio è un elemento che appare spesso, accennato nelle grandi onde di colore delle opere più intensamente emozionali, intuizioni o percezioni, o in segni più chiaramente formati. Nella serie “Eco” si espandono in opere come “La Balena Rossa (Eco 3),” dando vita a forme distinte. La serie “Eco” sembra giocare con l’idea di eco e riflessi, con cerchi che rappresentano una sorta di ciclo o connessione tra elementi.

La pittura di Paola Caporilli è sempre intensa, caratterizzata da una mano inconfondibile, che si esprime in maniera estremamente spontanea, rapida, vitale ed energica. Non vi sono costruzioni artificiali o elaborazioni complesse; al contrario, le sue opere giungono allo spettatore in maniera diretta e coinvolgente.

Franco Biondi

Franco Biondi (Livorno, 1932 – 1987) è stato un pittore figurativo appartenente alla tradizione livornese post-macchiaiola. La sua pittura unisce la sensibilità per la luce e il colore tipica della scuola labronica con un’attenzione al dettaglio e alla composizione.

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Oltre alle nature morte, spesso cariche di simbolismo e di atmosfere intime, Biondi ha dipinto mari poetici, paesaggi e soggetti classici, reinterpretando con delicatezza e originalità i temi della tradizione. Le sue opere mostrano un equilibrio tra osservazione realistica e un senso poetico della realtà, capace di evocare emozioni silenziose e suggestioni naturali.

Le nature morte di Biondi, come quella con tre uccellini, cartucce rosse e gialle e foglie di castagna, raccontano stagioni, rituali e la vita quotidiana con una sensibilità pittorica che va oltre il mero dettaglio, trasformando oggetti e animali in protagonisti di una piccola narrazione visiva.

Ermanno Catarsi

Ermanno Catarsi è un pittore livornese del novecento, la cui opera si inserisce nella tradizione figurativa della città. La sua pittura unisce attenzione al dettaglio e sensibilità poetica, raccontando scorci di vita quotidiana, paesaggi e nature morte con uno stile personale e riconoscibile. La luce, il colore e la composizione diventano strumenti per restituire emozioni e atmosfere che parlano della città e del territorio, con una poetica che coniuga classicità e modernità.

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Moreno Morelli

Moreno Morelli (Pisa, 1930 – 1989) si è dedicato alla pittura di paesaggi, nature morte e scene di vita quotidiana, con uno stile sintetico e concentrato sull’essenzialità della forma. Le sue opere privilegiano spesso una sola tonalità, soprattutto nelle varie sfumature dei grigi, conferendo profondità e atmosfera sospesa. Le figure, allungate e stilizzate, rivelano l’influenza delle correnti simboliste ed espressioniste, dando vita a una pittura poetica e intensa, che fonde realtà e suggestione emotiva.

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