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Alessandra Parravicini

Alessandra Parravicini vive e lavora a Pisa. Si è formata nella bottega del maestro Enrico Fornaini, a sua volta allievo di Annigoni e Stefanelli a Firenze. Dal 2011 a oggi ha al suo attivo mostre collettive e personali in diverse città italiane ed europee.

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“E’ una pittura eseguita dal vero, andando per le strade, passando accanto agli alberi bruciati, cercando uno scorcio e lavorando sodo per “catturarlo”. Ciascun lavoro è il risultato di una storia, di un sentimento, di un percorso. La poetica che sottende a tutti però è che il sentimento inconfondibile che proviamo di fronte al vero e al bello è qualcosa che il pittore ha il compito, quasi morale, di rendere evidente con mezzi espressivi che siano subito leggibili da tutti, senza mediazioni e senza intellettualismi.

Il percorso pittorico personale affonda le sue radici nel movimento dei pittori moderni della realtà, fondato da Annigoni, De Chirico, Sciltian e i fratelli Bueno nel 1947, e proseguito poi da diversi pittori toscani, tra cui spicca a Pisa Enrico Fornaini, con cui Alessandra Parravicini ha studiato “a bottega”.

Il lavoro dal vero rispecchia quindi i canoni della Scuola, ed è l’unico modo per cogliere la “grammatica della natura”, e darle quella materialità e concretezza che costituiscono gli elementi fondamentali di questo tipo di pittura, e consentono di “sentire” il paesaggio in modo reale.

A differenza dell’arte astratta, il figurativo della scuola Annigoniana esprime il concetto attraverso un’esperienza realistica e sensoriale, tramite un lavoro costante sulla qualità di figura e colori.

Una pittura che richiede un lavoro “manuale”, quasi artigianale, per avvicinarsi, attraverso stadi successivi, all’intenzione espressiva del quadro stesso e per donare allo spettatore nuovi occhi con cui guardare la realtà.

 

Roberto Becherucci

La pittura di Becherucci nasce sempre dal vero, da quella pratica en plein air che in tempi odierni è ormai rara, ma che restituisce una forza e una freschezza impossibili da ricreare in studio. La sua è un’esperienza diretta con il paesaggio, vissuta tra vento, luce e salsedine, che diventa linguaggio pittorico immediato, vibrante e autentico.

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Artista profondamente legato al territorio, Roberto Becherucci vive e lavora a Livorno. La sua pittura si inserisce nella tradizione labronica, rinnovandola con uno stile personale e contemporaneo. Formatosi accanto ad alcuni maestri della scuola livornese, ha saputo sviluppare una voce autonoma, capace di raccontare il paesaggio urbano e marino con una tavolozza ricca e sorprendente, che alterna delicate armonie a esplosioni di luce.

Ogni suo quadro è un atto d’amore verso la terra toscana e livornese: autentico, energico e appassionato. Nel tramonto allo Scoglio della Regina si ritrovano insieme la memoria storica, il dialogo con la tradizione pittorica e l’inconfondibile segno dell’artista, che restituisce al nostro sguardo non solo un luogo, ma un’emozione viva, vibrante, che ci appartiene.

Maria Teresa Majoli, agosto 2025

Giuseppe Pierozzi

La pittura figurativa di Giuseppe Pierozzi affonda le proprie radici nella tradizione artistica labronica, assorbendo l’eredità tecnica e poetica dei grandi maestri. La sua mano sicura, maturata in anni di ricerca, si unisce a una sensibilità naturale che trova piena espressione nel dipingere dal vero. Paesaggi marini, campagne dorate, scorci urbani e campi in fiore diventano così racconti visivi, nati da un contatto diretto con la natura.

Il suo gesto pittorico è spontaneo e istintivo, capace di fermare sulla tela la vibrazione di un momento: il bagliore caldo di un tramonto, il moto impetuoso delle onde, la placida calma di un pomeriggio estivo in campagna. Ogni quadro è un frammento di bellezza autentica, una finestra aperta verso un altrove sereno, lontano dalla frenesia del quotidiano.

La tavolozza di Pierozzi è ricca e luminosa, animata da contrasti vivi e armonie cromatiche. Nei gialli brillanti delle spighe mature si avverte energia e calore, mentre nei cieli tersi e trasparenti emerge una leggerezza ariosa. Le pennellate, talvolta vigorose e pastose, talvolta morbide e sfumate, modulano la luce fino a renderla protagonista della scena.

Pur muovendosi nel solco della tradizione, Pierozzi sviluppa un linguaggio attuale e vitale. Non c’è nostalgia nei suoi paesaggi, ma un dialogo aperto con il presente, in cui la pittura diventa quasi terapia del colore, capace di infondere positività e ristoro interiore.

In ogni sua opera si respira un senso di equilibrio e di pienezza, un invito a rallentare lo sguardo e a riscoprire la forza delle emozioni semplici. È una bellezza che non pretende di stupire con artifici, ma che conquista con la genuinità e la gioia di uno sguardo sincero sul mondo.

Maria Teresa Majoli, agosto 2025

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