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Alessandro Andreuccetti

Alessandro Andreuccetti nasce nel 1955 a San Gimignano, città nella quale vive e lavora tuttora. Dopo gli studi d’Arte e Architettura svolti a Firenze, intraprende un percorso artistico personale che lo porta a indagare costantemente il rapporto tra forma, colore e percezione della realtà.

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La sua pittura nasce da un’osservazione attenta del mondo: la figura umana, le città, la natura sono per lui punti di partenza, occasioni di studio e riflessione. Tuttavia, ciò che maggiormente lo interessa non è la semplice rappresentazione del soggetto, quanto la relazione profonda che si instaura tra le forme e i colori di ciò che osserva. Questa relazione si trasforma, attraverso un processo lento e meditato, in una visione personale, filtrata dalla sensibilità e dall’esperienza dell’artista.

Ogni opera ha una propria gestazione: immagini, parole, musica possono diventare la scintilla iniziale. Andreuccetti dedica molto tempo alla progettazione del dipinto, studiando schemi compositivi, equilibri cromatici, punti di forza e zone di silenzio. Appunti, schizzi, prove di colore e scomposizioni del soggetto accompagnano questo processo, che può durare giorni o settimane, fino al momento in cui la pittura prende forma con naturalezza e continuità.

Forma, colore e texture costituiscono l’ossatura delle sue immagini, che l’artista definisce vere e proprie visioni o sogni: immagini che nascono prima nella mente e solo successivamente si trasferiscono sulla tela o sulla carta. Attraverso la pittura, Andreuccetti isola ciò che percepisce come l’anima del soggetto, ne coglie le forme primarie, i colori essenziali, le luci e le ombre, fissando quell’attimo sospeso in cui la realtà sembra rivelare se stessa.

Serafino Magazzini

Serafino Magazzini sviluppa da oltre mezzo secolo una ricerca pittorica rigorosa e coerente, costruita lontano dalle mode e dalle celebrazioni facili. La sua è una pittura che nasce dall’osservazione profonda del paesaggio, dalla materia della terra e dalla luce che la attraversa. Nelle sue opere, la superficie cromatica non descrive semplicemente un luogo, ma ne rivela l’essenza interiore: frammenti di natura che l’artista isola, seziona e restituisce con una sincerità priva di artifici.

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I suoi colori — caldi, terrestri, stratificati — sembrano emergere dal suolo stesso, come se la tela fosse un campo fertile in cui la luce si posa e si fonde con la materia. Magazzini non ricerca effetti, né adotta schemi precostituiti: il suo gesto pittorico è libero, netto, guidato da una forza espressiva che si trasforma in una forma di poesia visiva.

La sua opera, al di là delle categorie e delle definizioni, invita a un’esperienza diretta e universale: guardare un suo dipinto significa entrare in un luogo essenziale, fatto di silenzi, vibrazioni e presenze che affiorano dalla terra stessa.

Riccardo Lizio

Riccardo Lizio è un artista livornese che ha sempre trovato nella sua città natale la principale fonte di ispirazione per il suo percorso creativo. Dopo un inizio autodidatta, ha proseguito la sua formazione alla Libera Accademia Trossi Uberti di Livorno, per poi avventurarsi in un cammino di ricerca e sperimentazione personale che lo ha portato a distaccarsi dalle tradizionali scuole accademiche.

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Il suo lavoro si concentra principalmente sul colore e sulla materia, attraverso un linguaggio che si fa immediatamente emotivo e viscerale. La superficie della tela diventa un campo di esplorazione dove il colore non è solo pigmento, ma una forma di linguaggio capace di comunicare sensazioni profonde. La scelta di colori acrilici, foglie, elementi vegetali e carte pregiate di riso contribuisce a creare piani visivi che si sovrappongono, arricchendo le sue opere di una fisicità che rende il colore un’entità tangibile.

Il gioco dei colori è il vero protagonista: esso cattura l’occhio e, attraverso l’inserimento delicato di materiali diversi, crea una sorta di danza visiva che conferisce alle tinte una qualità corporea. La superficie pittorica, pur rimanendo astratta, è attraversata da sottili intrusioni di elementi che, quasi senza volerlo, trasmettono una sensazione di tridimensionalità, dove la pittura diventa viva e palpabile. Ogni elemento si fonde con l’altro per dare vita a una nuova composizione che emerge, lentamente, dalla tela, sfumando il confine tra il visivo e il materiale.

Riccardo Lizio, attraverso questa ricerca incessante, ci invita a riflettere sulla realtà nascosta sotto la superficie delle cose, a percepire l’invisibile e a vivere l’esperienza artistica come un incontro profondo con la materia e con la luce che essa emana. Ogni opera è un invito a esplorare le emozioni che il colore è in grado di suscitare, a vivere il dipinto non solo come una rappresentazione, ma come una vera e propria esperienza sensoriale.

Maria Teresa Majoli, aprile 2025

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