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Paola Vallini

Paola Vallini, artista toscana attiva dalla fine degli anni Ottanta, porta avanti dal 1989 una ricerca pittorica vitale ed eclettica. Ama esplorare temi e materiali diversi, lasciando emergere la forza del segno, il colore pieno e una visione del mondo che attraversa cicli e stagioni creative.

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Nel corso della sua carriera ha esposto in numerosi spazi pubblici e privati in Toscana e in Italia – da Palazzo Datini a Prato ai Magazzini del Sale di Siena, dalla Chiesa della Spina di Pisa al Palazzo Pretorio di Volterra – partecipando anche a progetti culturali internazionali come Small Art Works in Giappone. Le sue opere sono state presentate in rassegne dedicate all’arte contemporanea, omaggi musicali e collettive tematiche, entrando anche in collezioni istituzionali. Hanno scritto di lei critici come Dino Carlesi, Ilario Luperini, Nicola Micieli e Giuseppe Cordoni. La sua pittura, sempre in movimento, restituisce emozioni, memorie e passaggi interiori con uno stile personale e immediato.

Nicoletta Calvo

Nicoletta Calvo (Milano, 1980) vive e lavora in provincia di Sassari. Dopo gli studi classici, ha approfondito la sua formazione umanistica frequentando la facoltà di Conservazione dei Beni Culturali a Perugia e di Mediazione Linguistica a Cagliari, sviluppando un approccio alla comunicazione visiva ricco di riferimenti culturali e simbolici.

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La sua pittura è immediatamente riconoscibile: figure nitide e stilizzate, tracciate da linee marcate che richiamano il linguaggio del fumetto, esplodono in campiture di colore intenso e vibrante. Nicoletta Calvo predilige toni accesi – giallo, arancio, rosso, viola – distribuiti in aree perfettamente definite da contorni neri, senza gradazioni né sfumature.
Il risultato è un impatto visivo forte, dinamico, quasi optical: le forme appaiono in movimento, gli spazi si dilatano e si contraggono, mentre i contrasti cromatici generano un’energia immediata.

I personaggi che popolano le sue opere sono archetipi universali, figure essenziali e sintetiche che parlano direttamente allo spettatore. Si muovono nella contemporaneità portando con sé memorie antiche, valori condivisi e domande senza tempo. Il messaggio è diretto, iconico, quasi ideografico: un linguaggio visivo che invita a leggere noi stessi attraverso l’immagine e a riflettere sul nostro rapporto con il mondo.

La pittura di Nicoletta Calvo è un “pensare per immagini” che trasforma il colore in emozione, la linea in significato, la semplicità grafica in profondità narrativa.

Ermanno Catarsi

Ermanno Catarsi è un pittore livornese del novecento, la cui opera si inserisce nella tradizione figurativa della città. La sua pittura unisce attenzione al dettaglio e sensibilità poetica, raccontando scorci di vita quotidiana, paesaggi e nature morte con uno stile personale e riconoscibile. La luce, il colore e la composizione diventano strumenti per restituire emozioni e atmosfere che parlano della città e del territorio, con una poetica che coniuga classicità e modernità.

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Moreno Morelli

Moreno Morelli (Pisa, 1930 – 1989) si è dedicato alla pittura di paesaggi, nature morte e scene di vita quotidiana, con uno stile sintetico e concentrato sull’essenzialità della forma. Le sue opere privilegiano spesso una sola tonalità, soprattutto nelle varie sfumature dei grigi, conferendo profondità e atmosfera sospesa. Le figure, allungate e stilizzate, rivelano l’influenza delle correnti simboliste ed espressioniste, dando vita a una pittura poetica e intensa, che fonde realtà e suggestione emotiva.

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Giancarlo Landi

Giancarlo Landi (Livorno, 1943) si è formato presso l’Istituto d’Arte A. Passaglia di Lucca. La sua pittura figurativa celebra gli scorci e le marine della città natale, con uno sguardo attento alla luce, filo conduttore della sua opera. La sua pittura unisce poesia e carattere, restituendo la vitalità del paesaggio livornese con eleganza e sensibilità, nel solco della tradizione figurativa toscana.

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Giuseppe Cavallini

Giuseppe Cavallini

Livorno, 1916 – 2000

Nella tradizione labronica, la pittura di Giuseppe Cavallini si caratterizza per una pennellata viva e fresca, a briglia sciolta.

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Giuseppe Cavallini, nato a Livorno nel 1916, ha trascorso tutta la sua vita lavorando e vivendo in questa città. La sua carriera artistica inizia nel 1949 con la pubblicazione di alcune illustrazioni su un periodico d’informazione degli operai del cantiere navale di Livorno, dove lavora come operaio. Da questo ambiente Cavallini trae la sua prima ispirazione artistica e ottiene i primi riconoscimenti a livello nazionale.

Cavallini ha ricevuto numerosi premi tra cui il premio Modigliani nel 1956, il premio Seravezza nel 1959, il premio Città Marina di Ravenna e il premio Golfo del Sole di Follonica nel 1963, il Premio Casale di Monferrato nel 1965 e il premio “Paesaggio del Garda” nel 1966, oltre ad altri.

Ha partecipato a diverse mostre sia in Italia che all’estero, tra cui alla Galerie International des Musee de Beaux Arts, alla Galerie Temple des Art di Vienne (Lione) e alla Galerie Internationale di New York.

Molti critici, tra cui Guttuso, Treccani, Carrà, De Grada, Trombadori, Loffredo e Giovanni March, hanno elogiato le opere di Cavallini legate al realismo socialista e alla pittura figurativa in generale. Ha fatto parte di giurie qualificate e le sue opere sono presenti in importanti collezioni sia private che pubbliche. Nel 1975, Cavallini è stato nominato Accademico benemerito dall’Accademia Universale G.Marconi di Roma.

 

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Aldo Mazzi

Aldo Mazzi è nato a Livorno nel 1937. La sua pittura si inquadra nella tradizione macchiaiola e post-macchiaiola, interpretata con freschezza e misura. I suoi paesaggi, resi con pochi tratti essenziali, colpiscono per la delicatezza del colore e per l’intensità poetica che trasforma ogni scorcio in un momento di contemplazione. Attraverso un linguaggio sobrio e luminoso, Mazzi rinnova la lezione dei maestri livornesi, mantenendo viva una pittura di luce e sentimento che appartiene profondamente alla storia artistica della città.

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Gino Fiorini

Nato a Livorno nel 1920 e scomparso nel 2005, Gino Fiorini appartiene alla tradizione pittorica post macchiaiola. La sua pittura, dai tratti semplici e dai colori chiari, onora la scuola livornese con una sensibilità classica e sincera, capace di restituire atmosfere quotidiane e paesaggi dal respiro limpido. Nel solco della lezione dei maestri toscani, tra cui Giovanni March, Fiorini mantiene viva una pittura di equilibrio e luce, radicata nel territorio e nella memoria della città.

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Mara Di Campli

Mara Di Campli ha una pittura figurativa raffinata, intrisa di ricerca e sensibilità narrativa. Livornese, classe 1957, ha iniziato da autodidatta per poi perfezionarsi alla Libera Accademia Trossi Uberti, costruendo negli anni un linguaggio visivo riconoscibile, centrato sull’isolamento del soggetto e su una tensione costante tra realtà e immaginazione.

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I suoi protagonisti – siano essi fiori, animali o figure umane – emergono da sfondi anonimi che ricordano carte da parati: ambienti mentali più che scenari reali, superfici lavorate con attenzione e rigore formale, che non raccontano ma amplificano. È proprio in questo contrasto tra presenza e assenza che si gioca la forza delle sue immagini. I soggetti, colti in pose inattese, talvolta ironiche, sembrano sospesi in un tempo privato, in un altrove che riguarda solo loro. L’artista li ritrae come se li avesse fermati con uno scatto fotografico, portando a fuoco un gesto, un’espressione, un dettaglio emotivo, mentre tutto il resto sfuma nella retorica dell’indistinto.

Le sue figure umane sono spesso individui qualunque, colti nella folla e staccati da ogni contesto. Non raccontano storie precise, ma evocano atmosfere interiori, stati d’animo, solitudini condivise. Guardandole, non possiamo fare a meno di cercare una sintonia, di immaginare chi siano, dove siano diretti, cosa stiano pensando. È un gioco sottile di intuizioni e proiezioni, in cui ognuno può trovare una propria chiave d’accesso.

Nel tempo, Di Campli ha affrontato il tema del ritratto con uno sguardo personale, preferendo corpi non convenzionali, volti segnati, sguardi obliqui, e con la modernità di un taglio fotografico. Non c’è estetismo nella sua pittura, ma una profonda empatia: l’attenzione va alla dignità nascosta, al gesto quotidiano, alla bellezza imperfetta e viva.

Premiata in diverse occasioni – tra cui il riconoscimento Fidapa al Premio Rotonda – Mara Di Campli continua a indagare la forza silenziosa delle figure che abitano il suo immaginario. Quelle che non chiedono di essere notate, ma che diventano, proprio per questo, protagoniste assolute.

Maria Teresa Majoli, luglio 2025

Cristina Giammaria

Cristina Giammaria nasce a Roma in una famiglia dove l’arte è presenza quotidiana. Fin da bambina mostra una naturale inclinazione per il disegno, incoraggiata dai genitori, entrambi appassionati di espressione visiva. La frequentazione di mostre e manifestazioni artistiche, in Italia e all’estero, le offre l’occasione di conoscere ambienti creativi e di confrontarsi con linguaggi differenti, stimolando una ricerca personale sempre aperta alla sperimentazione.

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Nel corso del tempo si è avvicinata a diverse tecniche, dalla tempera al collage, dal fumetto all’acrilico, fino a scoprire nell’acquarello la forma espressiva più affine al suo sentire. L’esperienza in atelier con il pittore Pedro Cano segna infatti una tappa decisiva: la leggerezza, la trasparenza e la libertà del colore diluito diventano cifra distintiva del suo lavoro. Segue corsi con Lilia Bevilacqua e partecipa al laboratorio “Fatti di segni e di parole” dell’illustratrice Roberta Angeletti, approfondendo la relazione tra segno e racconto.

Parallelamente all’attività espositiva – tra collettive, personali ed estemporanee a Roma e dintorni – Cristina Giammaria coltiva una costante attenzione per la dimensione educativa. Collabora con associazioni di volontariato e con animatrici per l’infanzia, promuovendo laboratori e attività creative. Dal 2010 tiene corsi di acquarello per adulti e bambini presso l’associazione culturale “In.fatti arte”.

Dal 2012 al 2014 frequenta il corso di pittura acqua e olio del Prof. Luigi Bruno alla Scuola di Arti Ornamentali di Roma, affinando ulteriormente la propria tecnica. È socia dell’Associazione Romana Acquerellisti (ARA), della quale dal 2015 fa parte anche del Comitato Direttivo.

La sua pittura è un incontro tra leggerezza e profondità, tra gesto e intuizione. L’acquarello, nella sua trasparenza, diventa per lei linguaggio poetico e mezzo di dialogo con la realtà, tradotta in immagini delicate, vibranti e luminose.

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