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Fulvio Gigli

Fulvio Gigli (Livorno, 1945 – 1998) è stato un artista capace di muoversi con naturalezza tra pittura e grafica, lasciando un segno significativo nel panorama labronico del secondo Novecento. Formatosi all’Istituto d’Arte di Lucca e successivamente all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Gigli sviluppa un linguaggio personale che unisce rigore tecnico, sensibilità grafica e una forte propensione alla ricerca formale.

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Dal 1971 insegna a Lucca, ruolo che gli permette di trasmettere il suo sapere e di influenzare generazioni di giovani artisti. La sua produzione oscilla tra due poli: da una parte la pittura astratta, che nelle tele si espande in campiture dinamiche, gesti controllati e strutture cromatiche libere; dall’altra la grafica, dove il disegno si fa preciso, elegante, quasi musicale, e trova forma in opere come litografie, incisioni e studi dalla qualità impeccabile.

Sebbene appartenente alla tradizione labronica, Gigli la interpreta da una prospettiva autonoma, trasformando il linguaggio pittorico locale in un territorio di sperimentazione astratta, moderna e personale. La sua carriera, intensa e ricca di soddisfazioni, viene bruscamente interrotta nel 1998, nel pieno del suo successo artistico. La sua opera, tuttavia, continua a essere apprezzata per la forza, la sensibilità e la finezza tecnica che l’hanno sempre contraddistinta.

Matteo Torri

Matteo Torri è un giovane artista livornese, nato nel 2001.

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Autodidatta, ha una pittura fresca che, nata in maniera spontanea e senza alcuna formazione, si distacca da qualsiasi corrente artistica e si sviluppa in modo del tutto autonomo, raccogliendo le istanze e le pulsioni che animano la gioventù contemporanea. La sua produzione artistica abbraccia una vasta gamma di espressioni.

Accanto a caratteri che attingono e ammiccano alla street art troviamo opere più classicamente pittoriche. In queste, si rivela una sensibilità già matura, evidenziata anche dalla scelta insolita e accattivante dei colori.

Alessia Bernardeschi

Alessia Bernardeschi – “La forza sottile”

La ricerca di Alessia Bernardeschi si concentra da anni sulla figura femminile, indagata con rigore e sensibilità attraverso acquarelli, pastelli, disegni a matita e tecniche miste. Ogni opera nasce come un dialogo intimo, un processo di scoperta che diventa narrazione universale.

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Le donne di Alessia non sono icone distanti né corpi da idealizzare: sono presenze autentiche, portatrici di una forza che si manifesta nella loro stessa vulnerabilità. Sono figure che non cercano di sedurre, ma di affermare la propria dignità. Guerriere senza armi, affrontano il mondo restando salde nella loro verità, con la fermezza di chi sceglie di non arretrare.

Nelle sue immagini, ferme eppure vibranti, emerge il momento fragile e potentissimo in cui si decide di resistere. Una resistenza che non ha bisogno di rumore, che non si alimenta di conflitto, ma che trova sostegno nella coerenza interiore.

La materia stessa diventa parte del racconto: la carta, i colori, le trame delicate si trasformano in luoghi di battaglia interiore, campi aperti dove convivono fragilità ed energia. Così, ogni opera diventa specchio di un’esperienza collettiva, un invito ad ascoltare le zone più profonde di sé.

Lo stile di Alessia Bernardeschi, sempre più personale e riconoscibile, unisce eleganza e intensità, delicatezza e rigore. Ne nasce una pittura capace di toccare corde intime senza bisogno di alzare la voce, che resta impressa nello spettatore con la forza sottile delle cose necessarie.

Maria Teresa Majoli, ottobre  2025

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