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Federico Cresci

Federico Cresci (Livorno, 1941 – 2022) è stato un pittore dalla profonda sensibilità, capace di trasformare la realtà quotidiana in visione poetica.

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La sua pittura figurativa, caratterizzata da una tavolozza limpida e da un tratto morbido e misurato, si muove tra paesaggi e nature morte, fiori e marine, scogliere e oggetti sospesi in atmosfere intime e silenziose.
Cresci ha saputo restituire alla pittura la dimensione del sogno, lasciando affiorare dietro ogni composizione un mondo interiore fatto di ricordi, desideri e contemplazione. Le sue nature morte non sono semplici studi di forma e luce, ma veri racconti visivi in cui il tempo sembra fermarsi, mentre i paesaggi e i soggetti onirici suggeriscono un significato nascosto, un dialogo segreto tra realtà e immaginazione.
La sua opera, sospesa tra tradizione e lirismo personale, continua a emozionare per la capacità di evocare, con pochi elementi essenziali, la poesia delle cose semplici e l’incanto del quotidiano trasfigurato.

Ernesto Portas

Ernesto Portas è nato nel 1938 a Barcellona, in Spagna.

Dopo gli studi artistici in Spagna, sull’esempio del padre pittore, completa la sua formazione in Francia e quindi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, seguendo I corsi di Primo Conti e Domenico Purificato. Nel 1967 si trasferisce a Livorno, dove ha proseguito una feconda e fortunata carriera artistica.

E’ mancato a Livorno nel maggio 2021

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Due nature intime di Ernesto Portas

Due opere intense e sorprendenti di Ernesto Portas, realizzate alla fine degli anni Settanta, ci riportano in una cucina di ieri, semplice e reale, carica di odori e gesti familiari.

La prima raffigura una bistecca, poggiata su quella carta da macellaio ruvida e giallastra, che oggi in pochi ricordano ma che allora era ovunque: sulle carni appena tagliate, sulle tavole di trattorie sincere, usata anche come tovaglia o come blocco da schizzi. Una materia povera, impregnata di quotidianità, diventata superficie d’arte.

L’altra tela propone un soggetto altrettanto umile ma poetico: un barattolo di latta, forse un contenitore di vernice, nel quale Portas ha sistemato due zucchini con il fiore, come si fa con i fiori veri. Un gesto d’affetto, uno sguardo curioso sulle cose semplici che lo circondavano.

Entrambe le opere sono realizzate con pennellate larghe e decise, che modellano forme, luci e ombre solo attraverso il colore. Nessun disegno preparatorio, nessun contorno: solo emozione, volume, presenza. La pittura di Portas non è rappresentazione, ma vibrazione di sguardo, impatto emotivo diretto.

Modernissime nella loro essenzialità, queste due nature morte sembrano schizzi pittorici eseguiti d’istinto, ma racchiudono uno studio profondo, una capacità rara di cogliere il senso delle cose minime. Sono ricordi di un tempo vicino eppure già lontano, filtrati dalla sensibilità calda e appassionata di un artista che ha sempre guardato al vero con rispetto e libertà.

Ernesto Portas, nato a Barcellona nel 1938 e scomparso a Livorno nel 2021, è stato artista autentico e coerente, formatosi tra la Spagna, la Francia e l’Italia, allievo tra gli altri di Primo Conti e Domenico Purificato. Queste due opere ne raccontano con semplicità tutta la forza pittorica e la verità interiore.

Maria Teresa Majoli, luglio 2025

Mario Gavazzi

Mario Gavazzi è nato in Lombardia e vive da sempre a Livorno, città alla quale ha dedicato gran parte della sua produzione artistica.

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La sua pittura si declina in diverse direzioni: paesaggi, nature morte, figure femminili e opere astratte, tutte però unite da un filo conduttore che le rende riconoscibili e distintive. La sua ricerca artistica si concentra nel creare un gioco sottile e raffinato tra il colore e le forme, che non sempre si svelano immediatamente allo spettatore. È un invito alla scoperta, un viaggio nell’ambiguità visiva di ciò che è rappresentato e di ciò che, pur non essendo direttamente raffigurato, emerge quasi magicamente alla percezione.

Al centro della sua opera vi è una profonda indagine sulla psicologia della forma, accompagnata da un utilizzo magistrale delle linee di frattura, quei segni scuri che solcano la superficie pittorica. Questi tracciati, simili a fenditure, dividono e al tempo stesso rivelano, guidando lo sguardo in un percorso visivo che conduce alla scoperta di luoghi fantastici, fiori enigmatici e figure femminili dal fascino seducente. Come un mosaico che si ricompone, ogni frammento trova il suo posto, rivelando, poco a poco, l’immagine finale.

Il colore, chiaro, luminoso e vibrante, è il vero protagonista: conferisce energia, positività e una gioiosa vitalità a ogni composizione. È proprio attraverso questa esplosione cromatica che l’opera si arricchisce di significati e sensazioni, permettendo allo spettatore di cogliere “il tutto” che si rivela ben più della semplice somma delle sue parti.

Maria Teresa Majoli, settembre 2024

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