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Laura Ruberto

L’arte di Laura Ruberto è un continuo processo di trasformazione, un intreccio di materiali e tecniche che dà forma a una narrazione visiva sempre in evoluzione. Le sue opere nascono da una stratificazione attenta e sensibile, in cui si alternano vecchie stoffe domestiche, frammenti di tele ridipinte, metalli, fili, chiodi e materiali di recupero. Ogni elemento porta con sé un vissuto e una memoria, che vengono riattivati nel processo creativo per generare un dialogo profondo tra passato e presente.

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Ruberto costruisce le sue composizioni con una geometria che non rinuncia all’emozione. Le forme e i colori sono disposti con un rigore che non comprime, ma anzi potenzia l’espressività, creando un equilibrio vibrante tra ordine e libertà. L’artista cerca un’armonia che appare subito all’occhio, anche al di là delle letture critiche: le sue opere colpiscono per la qualità estetica, per l’equilibrio tra le forme e per la capacità di accostare texture diverse che catturano la luce in modo vario e affascinante. È un’arte che si fa quasi palpabile, invitando lo spettatore a un’esperienza sensoriale completa.

La scelta dei materiali non è mai casuale. L’artista lavora con ciò che è stato scartato, dimenticato, o consumato dal tempo, restituendogli valore e significato. Questa operazione non ha solo un valore estetico: in essa si cela una forte componente etica e politica. Le sue opere si caricano di consapevolezza e affrontano tematiche legate al genere, alla disuguaglianza, alla memoria collettiva. Ogni pezzo diventa così non solo testimonianza personale, ma anche manifesto silenzioso di una riflessione più ampia sul mondo.

La superficie pittorica, animata dalla tensione tra gesto e costruzione, tra materia e racconto, diventa uno spazio di esplorazione in cui si intrecciano storie individuali e universali. In ogni lavoro, il gesto pittorico è atto di indagine e riscoperta, di cura e di ascolto.

In definitiva, l’opera di Laura Ruberto si configura come un ponte tra tempo e materia, tra emozione e struttura, tra estetica e contenuto. È un universo in continua espansione, dove la memoria si rinnova e l’immaginazione apre varchi verso nuove possibilità. Le sue opere non si limitano a essere osservate: creano un dialogo, chiamano il pubblico a partecipare, a riflettere, a sentire.

Maria Teresa Majoli, luglio 2025

Rosy Mantovani

Rosy Mantovani: tra solitudine e resilienza

Le opere di Rosy Mantovani raccontano un’umanità sospesa, fragile ma capace di resistere. Giovani donne e adolescenti emergono dai paesaggi urbani delle periferie, luoghi crudi e distopici che diventano metafora di una società impoverita nei valori e incapace di guardare al futuro con fiducia. Queste figure sono presenze-assenze: icone silenziose di un tempo in cui la comunicazione è globale ma l’umanità sembra smarrita, rinchiusa nel proprio “io” e incapace di trasformarsi in un “noi”.

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L’infanzia perde l’aura simbolica tradizionale e diventa specchio di una società anestetizzata, ma proprio attraverso la candida presenza dei giovani protagonisti, Mantovani suggerisce possibilità di rinascita. Come fiori cresciuti tra le crepe dell’asfalto, queste figure incarnano la forza della resilienza: occhi assorti nei pensieri ma pronti a non arrendersi, sguardi rivolti al domani nonostante la desolazione circostante.

Nata a Vigevano nel 1968, Mantovani ha iniziato come grafica pubblicitaria diplomata all’Accademia d’Arti Applicate di Milano, perfezionandosi in una prestigiosa agenzia milanese. La sua formazione artistica prosegue con la Fondazione Roncalli di Vigevano sotto la guida dei pittori Oronzo Mastro e Davide Avogadro, esperienze che le hanno permesso di sviluppare una cifra stilistica personale, capace di coniugare precisione tecnica e profondità emotiva.

La pittura di Mantovani si muove tra malinconia e speranza, narrando il paradosso della globalizzazione: un mondo unito nelle distanze fisiche ma frammentato nei legami umani. Le periferie diventano scenari di contrasto, dove il caos del mondo esterno e il silenzio interiore dei soggetti coesistono. Il mito del progresso e la religione del lusso e del divertimento lasciano spazio a una solitudine malinconica, eppure la forza interiore dei protagonisti emerge come luce che attraversa le ombre urbane.

Ogni opera è un invito a osservare la vita con occhi attenti, a riconoscere le crepe ma anche i germogli di speranza. Nei dipinti di Mantovani, vulnerabilità e resistenza convivono: la solitudine diventa occasione di riflessione, la quiete interiore si fa gesto di resistenza, la fragilità diventa poesia visiva. La sua arte ci ricorda che, nonostante il mal di vivere, la bellezza dei piccoli gesti e degli sguardi consapevoli può dare senso al nostro tempo.

Maria Teresa Majoli, settembre 2025

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