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Giovanni Della Nera

FormeDOnda. Come le costituenti fondamentali della realtá, come le basi della sintesi sonora, ed in ultimo dell’armonia in ogni sua forma e dimensione.

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Giovanni Della Nera è autodidatta in diversi campi artistici. Ama sperimentare diverse tecniche e stili, come l’acquarello, soprattutto per dipingere paesaggi in modo surrealistico e simbolico, e l’inchiostro di china, che è diventato il suo mezzo principale per disegnare, illustrare e dipingere. Sia con il sumi-e, aggiungendo le sue interpretazioni personali ai gesti calligrafici, sia con la fusione di schemi di scrittura tipici della calligrafia cinese e stili tribali riferiti a forme naturali, fino all’integrazione con altri mezzi come inchiostri solidi idrosolubili, acrilici, oli e pastelli. A volte, a seconda dell’ispirazione del momento, sperimenta anche le potenzialità del digitale.

Genera i suoi lavori in modo totalmente intuitivo, senza bisogno di schizzi a matita o previsioni. Le sue creazioni sono il risultato di un processo creativo dinamico, in cui mixa esperienze, percezioni, intuizioni e modelli archetipici fondamentali della realtà. L’astrazione è un elemento predominante nei suoi lavori, spesso pura, ma con un forte significato simbolico e riferimenti a intuizioni o concetti razionali.

Durante il processo creativo, il flusso istintivo che lo caratterizza gli consente di completare la percezione e la comprensione più profonda del suo significato. La condivisione delle opere e il dialogo con gli altri sono un aspetto fondamentale del suo approccio artistico.

In generale, ama esprimermi attraverso diverse forme di arte, dall’illustrazione alla musica elettronica, dall’artigianato alle arti marziali, dall’amore per la natura all’esplorazione degli aspetti più profondi dell’universo interiore ed esteriore, che convergono alla fine per coesistere.

Mauro Molinari

Mauro Molinari è nato a Roma e vive e lavora a Velletri. La sua lunga ricerca artistica è contrassegnata da cicli diversi. Inizia con gli informali degli anni sessanta, per passare alle geometrie modulari degli anni settanta e ottanta.

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Negli anni novanta comincia a lavorare alla rielaborazione pittorica dei motivi tessili. Il ciclo dura più di quindici anni durante i quali nasce la collana di cataloghi editi in proprio “Orditi & Trame”, circa una ventina di 8 volumi a tiratura limitata con interventi d’artista. Nel 2000 in occasione del Giubileo, da vita al ciclo Stellae Errantes, sculture dipinte ispirate ai tessuti sacri. Dal 2008 sviluppa un ciclo pittorico dove è centrale la figurazione, che si pone come naturale evoluzione del suo percorso creativo. Nel 2011 ha creato la collana “I libri di Castello” (libri d’artista) esemplari unici con illustrazioni originali. Nel 2013 presenta “I  Messaggeri di  Mauro Molinari ”, 60 francobolli d’artista dal 1998 al 2013, presso lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno, presentato da Giovanni Bonanno. Negli ultimi tempi, oltre ai “Francobolli d’artista” e alle opere per “Nuvolari”, si dedica a raccontare la città e la sua caotica umanità. Ed ecco “Disidentità”, “Figure”, “Appunti”, “Motus”, “Congiunture”, “Borderline”, “Fisiognomica”, “Ragnatele”, “Quicksand” “Condominio”, “Luci della Città”, “Due città”, “La Città Condominio”.

Ha esposto in più di 400 mostre personali e collettive in musei e gallerie in Italia e all’estero, in luoghi ed eventi prestigiosi come ad esempio la  Quadriennale di Roma nel 1975. E’ presente su “Storia dell’Arte Italiana del ‘900”  Generazione anni quaranta a cura di Giorgio Di Genova, Edizioni BORA e sul Catalogo dell’Arte Moderna, Gli artisti italiani dal primo novecento a oggi, Editoriale Giorgio Mondadori. Si è avvalso dell’apprezzamento e della presentazione di noti critici. Sue opere sono in musei e collezioni pubbliche e private.

Philippe Lonzi

Philippe: 15 ans d’expérience dans le travail de l’acier noir dans la pureté

15 anni di lavoro nell’acciaio nero, nella purezza

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La scultura è da sempre per Lonzi un mezzo di espressione sincera. Il lavoro di tagliare l’acciaio nuovo in tutte le sue forme contribuisce alla sua ricerca estetica. Ogni opera in divenire è un porsi in discussione, una nuova avventura, un laborioso viaggio dello spirito.

La purezza delle linee dell’acciaio nuovo non deve sparire dopo che questo viene aggredito dalla fiamma o dalla forza del taglio degli utensili diretti dall’artista.

Il pieno si equilibra col vuoto, contribuendo ad una lenta metamorfosi di tutti questi elementi.

Da questa alchimia, fatta di riflessione e di materia, prende vita una nuova scultura che resterà per Philippe Lonzi il testimone di un lavoro accanito e il ricettacolo di un’emozione senza limite

Marcantonio Mancini

La pittura di Marcantonio Mancini si muove nel territorio dell’astrazione concettuale, con un linguaggio essenziale ma intensamente concentrato. Uomo di cultura, amante dell’arte, della letteratura e della musica, porta sulla tela una sensibilità raffinata e un gusto estetico profondo, costruito nel tempo attraverso ascolto, studio e visione.

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Nel suo lavoro l’astrazione non è mai casuale: ogni segno e ogni equilibrio cromatico sembrano rispondere a una necessità interiore, a un’urgenza di ordine e di chiarezza. La superficie pittorica diventa così il luogo in cui l’artista raccoglie e restituisce il meglio della propria energia creativa, trasformando l’esperienza personale in una forma visiva intensa e misurata.

Un’opera che testimonia una ricerca sincera, capace di unire rigore concettuale e profondità emotiva.

Alessandro Andreuccetti

Alessandro Andreuccetti nasce nel 1955 a San Gimignano, città nella quale vive e lavora tuttora. Dopo gli studi d’Arte e Architettura svolti a Firenze, intraprende un percorso artistico personale che lo porta a indagare costantemente il rapporto tra forma, colore e percezione della realtà.

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La sua pittura nasce da un’osservazione attenta del mondo: la figura umana, le città, la natura sono per lui punti di partenza, occasioni di studio e riflessione. Tuttavia, ciò che maggiormente lo interessa non è la semplice rappresentazione del soggetto, quanto la relazione profonda che si instaura tra le forme e i colori di ciò che osserva. Questa relazione si trasforma, attraverso un processo lento e meditato, in una visione personale, filtrata dalla sensibilità e dall’esperienza dell’artista.

Ogni opera ha una propria gestazione: immagini, parole, musica possono diventare la scintilla iniziale. Andreuccetti dedica molto tempo alla progettazione del dipinto, studiando schemi compositivi, equilibri cromatici, punti di forza e zone di silenzio. Appunti, schizzi, prove di colore e scomposizioni del soggetto accompagnano questo processo, che può durare giorni o settimane, fino al momento in cui la pittura prende forma con naturalezza e continuità.

Forma, colore e texture costituiscono l’ossatura delle sue immagini, che l’artista definisce vere e proprie visioni o sogni: immagini che nascono prima nella mente e solo successivamente si trasferiscono sulla tela o sulla carta. Attraverso la pittura, Andreuccetti isola ciò che percepisce come l’anima del soggetto, ne coglie le forme primarie, i colori essenziali, le luci e le ombre, fissando quell’attimo sospeso in cui la realtà sembra rivelare se stessa.

Daniel Williams

Daniel Williams, nato nel 1988 a Brooklyn, New York, è un artista espressionista che lavora con disegno, scultura e stampa. Le sue opere esplorano creature immaginarie, chimere e danze macabre, evocando mondi surreali e intensamente emotivi.

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I disegni preparatori, realizzati su carte scure o marroni con fusaggine e tocchi di gesso bianco, accompagnano le sculture di grande impatto, ma si sostengono perfettamente anche da soli come opere autonome. Formatosi alla Lorenzo de’ Medici School di Firenze, alla Kutztown University e alla New York Academy of Art, Daniel combina tecniche classiche e contemporanee, dando vita a un linguaggio visivo potente e unico.

Aurore Lephilipponnat

Aurore Lephilipponnat è una giovane artista francese, nata nel 1983 a Trans en Provence

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Con questa parole descrive se stessa e il proprio lavoro:

“Noi siamo il frutto dei nostri incontri, di ciò che ci interessa, ci ispira, ci spiace. Siamo la somma di tutte le cosa che si accumulano nella nostra vita. E così produciamo e riproduciamo l’insieme degli elementi di cui siamo imbevuti.

In questo lungo cammino che è l’esistenza, il pennello mi è venuto incontro come strumento di espressione, di dissezione, di contemplazione del mondo che mi circonda. Una barriera tra il reale e l’immaginario, uno scudo contro la violenza, la brutalità, e ogni sorta di colpi che si piantano come coltelli nella fragilità dell’ anima.

Ogni cosa che si apre alla vita, torna alla terra, all’humus,  e restituisce il suo mantello di piume,  adorno di ori e maschere grottesche, alla Terra fonte originale della vita stessa.  Le vene sulle mani sono reti grondanti filamenti organici e spugnosi, nelle quali l’inchiostro diviene padrone.  Lasciarsi andare, in una rapida occhiata alla natura della vita : incostante, vera, pura, incontrollabile.

Così la pittura è una via di fuga dalla sofferenza, una negazione dell’apparire, una protezione, una copertura, una alcova amniotica, una introspezione nell’intimità dell’Io, uno sguardo contemplativo dal profondo verso ciò che sta fuori.

Le mie opere si esprimono in sintonia con la danza Butoh, fonte di ispirazione, nel tentativo di combinare la cognizione della caducità del corpo nell’ inevitabile  invecchiamento, la natura umana posta di fronte alla sua impermanenza e a tutta la bellezza dello spirito.”

Aurore Lephilipponnat

Marco Colella

Marco Colella (Firenze, 1986) sviluppa una ricerca pittorica in cui la figurazione si intreccia con simboli, culture e immaginari diversi. La sua opera nasce da un’osservazione sensibile dell’individuo contemporaneo, colto nelle sue sfumature emotive e nei suoi slittamenti interiori. Nei lavori della serie My Generation l’artista indaga la dimensione identitaria delle giovani generazioni, restituendo volti e presenze che oscillano tra fragilità e forza, tra intimità e dichiarazione di sé.

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Parallelamente, Colella approfondisce elementi iconografici e filosofici di matrice orientale, riletti con un approccio personale e grafico che unisce gesto, segno e colore. Questa dualità – tra introspezione occidentale e spiritualità orientale – dà vita a opere che raccontano l’essere umano nelle sue molteplici direzioni, senza gerarchie ma in un dialogo continuo.
La pittura diventa così uno spazio sospeso, un territorio in cui convivono energia, delicatezza e tensione narrativa, restituite attraverso una tecnica che alterna precisione e impulso, ponderazione e istinto. Il lavoro di Colella si caratterizza per un linguaggio immediato e riconoscibile, capace di parlare a generazioni diverse attraverso un immaginario che è insieme personale e universale.

Rosanna Costa

Rosanna Costa, nata a Pontedera, è figlia d’arte: la sua prima formazione avviene in famiglia, per poi proseguire con corsi presso l’Accademia Trossi Uberti di Livorno. La sua pittura figurativa e realista è caratterizzata da un calore immediato, fatto di sfumature morbide e una cura minuziosa dei dettagli che non scivola mai nel freddo fotografico.

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I suoi mari sono carezzevoli e teneri, capaci di restituire atmosfere luminose e intime. Paesaggi, nature morte e piccoli animali — come i suoi celeberrimi gattini — diventano occasioni poetiche, immagini che invitano lo spettatore a partecipare all’emozione del momento, a sentire sulla pelle ciò che l’artista ha visto e vissuto.

Accanto alla pittura, Rosanna Costa si dedica con successo anche all’incisione, approfondendo un linguaggio espressivo raffinato e sempre riconoscibile.

Tina Vitale

Tina Vitale lavora con tecniche miste e materiali polimaterici, scegliendo di volta in volta l’elemento più adatto per dare forma alle sue visioni artistiche. Fil di ferro, rame, reti metalliche e spago si intrecciano nelle sue opere, trasformandosi in maschere di cartapesta e creazioni dense di simbolismo.

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Sperimentatrice istintiva, alterna materiali rigidi e strutturali a elementi più morbidi e modellabili, seguendo un processo di costruzione che unisce gesto artigianale e immaginazione visionaria. Tra i materiali che predilige c’è anche il fimo, che le permette di scolpire forme dal forte impatto espressivo, con richiami al surrealismo e alla dimensione simbolista.

Le sue opere evocano mondi interiori, archetipi, figure sospese tra umano e fantastico, restituendo un linguaggio plastico personale e immediatamente riconoscibile.

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