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Maurizio Pupilli

La ricerca di Maurizio Pupilli si fonda su una personale interpretazione del puntinismo, inteso non come mera tecnica, ma come pratica lenta e meditativa. Ogni punto è un respiro, un frammento di luce che, insieme agli altri, costruisce una vibrazione cromatica. La superficie del quadro diventa così un campo vivo, attraversato da minimi scarti di tono e da infiniti passaggi che generano l’immagine.

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Il suo linguaggio si è progressivamente distaccato dalla figurazione tradizionale per approdare a una dimensione essenziale e rarefatta. Le forme non sono descritte, ma suggerite: appaiono come presenze che emergono dal ritmo dei punti, dal dialogo continuo tra pieni e vuoti, tra densità e trasparenze. È un processo che non impone, ma lascia affiorare.

La pittura di Pupilli nasce da tempi lunghi, da gesti pazienti e costanti. Non c’è improvvisazione, ma un fluire controllato che trasmette un senso di armonia interiore. Ogni opera diventa esperienza di contemplazione, uno spazio dove la luce non solo illumina, ma costruisce e trasfigura.

In questa pratica rigorosa e al tempo stesso poetica, la natura è presenza costante: rami, radici, intrecci vegetali non sono semplici soggetti, ma pretesti per esplorare la relazione fra visibile e invisibile, fra forma e dissolvenza. È una pittura che ci invita a rallentare, a guardare davvero, a cogliere la vita sottile che vibra in ogni frammento di colore.

Mary Cappiello

Mary Cappiello ci conduce in un universo apparentemente astratto, ma costruito con una logica rigorosa e una sensibilità profondissima. Le sue composizioni, fatte di cerchi, linee e strutture leggere, si dispongono con armonie che ricordano la fillotassi della natura: quell’ordine misterioso e perfetto con cui le foglie si dispongono sui rami, i semi nei girasoli, i petali nei fiori. Nulla è casuale: tutto obbedisce a un’intelligenza sottile, a una bellezza interiore che si svela lentamente.

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I colori sono tenui, iridescenti, spesso metallici. Gialli, verdi e rosa si inseguono in sfumature leggere, che sembrano sospese in uno spazio senza tempo. A prima vista ci sembrano pianeti, bolle di sapone, cellule o note musicali: si muovono nell’aria, esplodono o si ritirano, si aggregano, si liberano. In alcune opere sembrano imprigionate da gabbie sottili, da griglie o reticoli che cercano di contenerle, ma da cui la loro energia creativa tenta di fuggire.

Queste forme sognanti, aperte, evocative, diventano per lo spettatore portali per mondi infiniti, visioni interiori e poetiche che ciascuno può percorrere in modo diverso. L’astrazione qui non allontana: invita, accoglie, svela.

La serie degli alberi, poi, è un inno silenzioso alla vita latente. I rami nudi non sono morti: sono in attesa, pronti a fiorire. E nel loro intreccio, tra le linee che li compongono, si aprono squarci di luce, atmosfere intime, paesaggi dell’anima.

Mary Cappiello ci offre, con dolce fermezza, una pittura meditativa e raffinata, in cui il pensiero si fa forma, il colore emozione, la geometria intuizione. Un’arte che non urla, ma resta.

Maria Teresa Majoli, maggio 2025

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