Mary Cappiello
Mary Cappiello ci conduce in un universo apparentemente astratto, ma costruito con una logica rigorosa e una sensibilità profondissima. Le sue composizioni, fatte di cerchi, linee e strutture leggere, si dispongono con armonie che ricordano la fillotassi della natura: quell’ordine misterioso e perfetto con cui le foglie si dispongono sui rami, i semi nei girasoli, i petali nei fiori. Nulla è casuale: tutto obbedisce a un’intelligenza sottile, a una bellezza interiore che si svela lentamente.
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I colori sono tenui, iridescenti, spesso metallici. Gialli, verdi e rosa si inseguono in sfumature leggere, che sembrano sospese in uno spazio senza tempo. A prima vista ci sembrano pianeti, bolle di sapone, cellule o note musicali: si muovono nell’aria, esplodono o si ritirano, si aggregano, si liberano. In alcune opere sembrano imprigionate da gabbie sottili, da griglie o reticoli che cercano di contenerle, ma da cui la loro energia creativa tenta di fuggire.
Queste forme sognanti, aperte, evocative, diventano per lo spettatore portali per mondi infiniti, visioni interiori e poetiche che ciascuno può percorrere in modo diverso. L’astrazione qui non allontana: invita, accoglie, svela.
La serie degli alberi, poi, è un inno silenzioso alla vita latente. I rami nudi non sono morti: sono in attesa, pronti a fiorire. E nel loro intreccio, tra le linee che li compongono, si aprono squarci di luce, atmosfere intime, paesaggi dell’anima.
Mary Cappiello ci offre, con dolce fermezza, una pittura meditativa e raffinata, in cui il pensiero si fa forma, il colore emozione, la geometria intuizione. Un’arte che non urla, ma resta.
Maria Teresa Majoli, maggio 2025




