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Gian Ruggero Manzoni 

Gian Ruggero Manzoni è nato nel 1957 a San Lorenzo di Lugo (RA), dove tuttora risiede.
È poeta, narratore, pittore, teorico d’arte, drammaturgo, performer.

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Frequentato il Liceo Classico a Lugo di Romagna, nel 1975 si iscrive al DAMS di Bologna indirizzo Spettacolo.
Nel 1977, a seguito dei fatti riguardanti il famoso “Marzo Bolognese”, lascia la città emiliana e parte volontario nelle Forze Armate.
Negli anni successivi soggiorna per lunghi periodi in Belgio, in Francia e in Germania, dove frequenta quegli ambienti artistici. Insegna Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Urbino dal 1990 al 1995.
Come teorico d’arte, pittore e poeta partecipa ai lavori della Biennale di Venezia negli anni 1984 e 1986, edizioni dirette da Maurizio Calvesi. Ha al suo attivo oltre 50 pubblicazioni e 70 mostre pittoriche.
Ama abitare in provincia e, come di solito dice, “dell’uomo di provincia possiede tutti i difetti, ma anche tutti i pregi”.

Gian Ruggero Manzoni, fin da giovanissimo, per tradizione familiare, si dedica a studi riguardanti l’ebraismo, le filosofie occidentali e orientali, l’antropologia e la storia.
Terminati gli studi liceali si interessa di musica, di cinema e dei linguaggi espressivi emergenti, in particolare del fenomeno definito, da linguisti come Tullio De Mauro, “lo slang giovanile… le nuove parole usate dai giovani”.
È del 1980 il suo primo libro, scritto in collaborazione con Emilio Dalmonte, titolato “Pesta duro e vai trànquilo/Dizionario del linguaggio giovanile” (Ed. Feltrinelli).
Nel 1981 si lega in amicizia col pittore Omar Galliani, assieme al quale inizia una proficua collaborazione che perdura tuttora.
Nel 1983 incontra, a Londra, il graffitista Keith Haring poi entra nella redazione della rivista romana “Cervo Volante”, edita dall’artista Tommaso Cascella nonché diretta, in un primo tempo, da Adriano Spatola, quindi da Corrado Costa, poi da Edoardo Sanguineti insieme ad Achille Bonito Oliva.
Allaccia i primi contatti con gli artisti della “Transavanguardia”, in particolare con Enzo Cucchi e con Mimmo Paladino, poi con Nino Longobardi e coi galleristi Lucio Amelio di Napoli ed Emilio Mazzoli di Modena.
Risale, sempre ai primi anni ’80, il farsi conoscere anche tramite la pittura (che Manzoni definisce “niente più che un prolungamento visivo della sua scrittura”).
Invitato da Maurizio Calvesi e da Marisa Vescovo, come poeta ed artista partecipa ai lavori della XLI Biennale di Venezia (anno 1984) curando, assieme al poeta Valerio Magrelli, la Sezione Poesia per “Arte allo Specchio”, quindi inizia una stretta collaborazione col gallerista Cleto Polcina di Roma, che lo porta a soggiornare spesso in quella città.

Conosce Gino De Dominicis, col quale s’intrattiene parlando d’antropologia e di cultura assiro-babilonese, poi Mario Schifano e Amelia Rosselli.
Nel 1985 mette in scena “Filokalia”, testo poetico-teatrale da lui recitato. La prima si tiene a Udine. In quel periodo il compositore Fernando Mencherini gli musica “La religione del suono”. La prima si tiene a Porto Venere.
Torna in Germania dove frequenta personalità artistiche del calibro di Penck, Lupertz, Beuys, Immendorff, Disler, Polke, Baselitz (partecipando a due seminari di pittura tenuti da quest’ultimo), quindi, di nuovo a Londra, avvicina Kenny Scharf, Bruce McLean e Jim Dine.
Ritornato in Italia riallaccia i contatti con Andrea Pazienza, fumettista, già suo compagno di studi al DAMS di Bologna, Augusto Daolio, leader de “I Nomadi”, e con l’amico di sempre Pier Vittorio Tondelli.  Nel 1986 è di nuovo alla Biennale di Venezia.
Inizia a frequentare Giovanni Testori poi, assieme a Marisa Vescovo, Concetto Pozzati, Piero Dorazio, Roberto Sanesi, Vettor Pisani, Omar Galliani fonda la rivista “Origini” (Ed. La Scaletta) che dirigerà fino al 1998.
Dal 1987, durante le sue letture poetiche, si fa accompagnare da musicisti jazz come Mario Gallegati, Nicola Franco Ranieri, Giorgio Ricci Garotti ai quali, nella seconda metà degli anni ’90, si affiancano il pianista-compositore Guido Facchini e il cantante-vocalista John De Leo. Comincia a collaborare con Lucrezia De Domizio e col di lei marito ‘Buby’ Durini.
La compagnia teatrale Giocovita e Paolo Valli mettono in scena il suo testo “Per colui che è”, dedicato a Ezra Pound. La voce recitante è del regista Egidio Marcucci e le scene sono di Graziano Pompili. La prima si tiene a Piacenza.

Nel 1988 è invitato a partecipare al convegno “La nascita delle grazie”, un evento organizzato a Riccione dai poeti Giuseppe Conte, Rosita Copioli, Mario Baudino, Roberto Mussapi, Tomaso Kemeny e da Stefano Zecchi (quelli che diverranno “lo zoccolo duro del Mitomodernismo”). Parte degli atti del convegno vengono pubblicati in “Origini”. Nel 1990 comincia a frequentare gli ambienti artistici milanesi e diventa uno dei responsabile delle pagine culturali di “Risk-Arte Oggi”, giornale diretto da Lucrezia De Domizio Durini, e con Gianni Celati collabora alla realizzazione della rubrica di prose “Narratori delle riserve” per il quotidiano “Il Manifesto”.  Nel 1991 Fernando Mencherini gli musica “Il codice”. La prima si tiene nel 1992 a Lugo di Romagna. Esecuzione al contrabbasso di Stefano Scodanibbio.
Approfondisce gli studi riguardanti Gorgia, Hume, Stirner, i nichilisti russi Zajcev e Pisarev, quindi Nietzsche, Heidegger, Benn, Bakunin, Junger, Spengler, Carl Schmitt, Camus, Celine e i tanti teorizzatori moderni del Nichilismo e del Pensiero Forte. Nel 1993 inizia a collaborare con le edizioni “Il Saggiatore”. Riallaccia i contatti con la Germania e, per un breve periodo, diventa responsabile per l’Italia della Scuola di Pensiero “Liebe und Aktion”, fondata nel 1901 a Berlino da H. Hoffmann e K. Fischer.  Sempre nei primi anni ’90 conosce e collabora con artisti come Giosetta Fioroni, Aldo Mondino, Giacinto Cerone, Arcangelo, Luigi Ontani, Jan Knap, Bruno Ceccobelli. Quindi, assieme a Miranda Cortes e al gruppo “La Frontera”, quale voce recitante, mette in scena uno spettacolo teatrale con scenografie di Cesare Baracca. Partecipa ai lavori della rivista/almanacco di prose “Il Semplice” (Ed. Feltrinelli) diretta da Gianni Celati ed Ermanno Cavazzoni. A livello scultoreo realizza vasi e formelle presso la storica Bottega di Ceramica Gatti di Faenza.
Conosce il pittore tedesco Anselm Kiefer.

È nella redazione di “Letteratura-Tradizione” (Ed. Heliopolis) quindi ne dirige tre numeri. Nel 2000 esce, in Germania, con l’editore Matthes & Seitz Verlag di Monaco di Baviera, il libro di poesie “Il digiuno imposto”, illustrato da Mimmo Paladino. Il libro viene presentato a Merano e a Brunnenburg, nelle sale del castello che fu di Ezra Pound, poi alla Fiera del Libro di Francoforte, a Berlino, Colonia, Monaco e in altre città tedesche. Il musicista Brian Eno si interessa del libro.
Nel 2001 conosce Alessandro Scansani, direttore della casa editrice Diabasis, della quale diviene autore e socio.
Nell’ottobre 2002 è in Argentina e Uruguay per promuovere “Il digiuno imposto” tradotto in quei paesi dal poeta Pablo Anadon.
Nel 2004 crea un cenacolo letterario coi giovani poeti Andrea Ponso, Francesco Camerini, Rino Cavasino, Sebastiano Gatto, Luca Ariano, Davide Brullo e altri. Quei lavori confluiranno nell’antologia/manifesto “Oltre il tempo” (Ed. Diabasis).
Nel 2005 entra a fare parte del Comitato Scientifico per le Attività Culturali e Letterarie del Monastero di Camaldoli.
Dal 2006 riprende a fare teatro, mettendo in scena alcuni suoi monologhi di nuovo accompagnato dal cantante-vocalista John De Leo.
Nel 2008 fonda la rivista “ALI” (dalle origini al cosmo – dalle origini all’abisso) Edizioni del Bradipo, quadrimestrale d’arte, letteratura e idee. In questa nuova impresa editoriale assieme a lui sono lo scienziato Edoardo Boncinelli, i critici d’arte Marisa Vescovo e Claudia Casali, i critici letterari Paolo Lagazzi, Marco Sangiorgi e Giancarlo Pontiggia, il traduttore Marco Fazzini, il regista Nicola Macolino, il pittore e poeta Salvatore Scafiti. Sempre in quell’anno mette in scena “Il sonno di Macbeth”, con la compagnia “Abraxas”. Prima nazionale al Teatro Savoia di Campobasso.

Lasciato il Comitato Scientifico per le Attività Culturali e Letterarie del Monastero di Camaldoli, nel 2009 traduce l’ “Esodo” biblico per le Edizioni Raffaelli di Rimini. Nel gennaio 2010 riprende a operare per la Scuola di Pensiero tedesca “Liebe und Aktion”.
Nel 2011 tiene, come docente, un corso di pittura e scultura presso l’Espace Polychrome di Liegi, in Belgio.
Nel 2012 traduce la “Genesi” biblica. Con Mimmo Paladino pensa a un libro di prose poetiche e acquarelli, “Tutto il calore del mondo”, che prenderà vita nel 2013 con le Edizioni Skirà. A fine anno torna in Germania per incontrare uno dei suoi maestri, Georg Baselitz, poi, nel 2014, in Gran Bretagna, dove si è trasferita la figlia.
Negli anni seguenti indirizza la sua creatività soprattutto in ambito pittorico, esponendo sue opere in varie occasioni e curando mostre e cataloghi di amici artisti, nonché scrivendo, per loro, testi critici e saggi.
Nel gennaio 2019 esce, per la casa editrice Rizzoli, il libro “Il risolutore”, scritto da Pier Paolo Giannubilo, in cui è raccontata la vita sia artistica che privata di Gian Ruggero Manzoni. La pubblicazione viene accolta con sommo interesse a seguito degli aspetti avventurosi, estremi e, a momenti, tragici in essa narrati.
Alcune delle sue opere letterarie sono state tradotte e pubblicate in Grecia, Spagna, Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Argentina, Uruguay, Cile, USA. Ha vinto i premi letterari: Savignano Poesia Inedita (1986), Mont Blanc Narrativa Inedita (cinquina finalista 1993), Todaro-Faranda Narrativa Inedita (1996), Confesercenti-Bancarella Narrativa (2002), Città di Bari-Costiera di Levante Narrativa (2002), Francesco Serantini Narrativa (2004). Nel 2015 è stato tra i finalisti del Premio Viareggio-Repaci per la Narrativa.

Donatella Lami

Donatella Lami si distingue come acquarellista di grande talento, con una mano classica e un disegno impeccabile che riflette precisione, sensibilità e profondità emotiva. La sua pittura, talvolta estesa anche alla tecnica acrilica, dà vita a paesaggi dai toni sognanti e irreali, capaci di trasportare chi li osserva in atmosfere leggere e sospese, dove la realtà si mescola al mistero.

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Amante dei cavalli, Lami li ritrae con naturalezza e dinamismo, catturandone la grazia nei movimenti e trasformando ogni scena in un momento di poesia. La sua capacità di fondere il mondo terraneo con elementi di incanto conferisce alle opere una dimensione unica: ogni animale, ogni paesaggio, diventa simbolo di libertà e leggerezza.

I colori, luminosi e sorprendenti, dialogano con la forma e il movimento, creando composizioni in cui il sogno incontra la tecnica e la sensibilità classica si sposa con l’inventiva contemporanea. Lami invita lo spettatore a soffermarsi, a percepire il respiro della natura e a lasciarsi trasportare dall’armonia dei dettagli e dalla magia dei toni.

In sintesi, Donatella Lami offre un universo pittorico dove movimento, luce e sogno si incontrano, rendendo ogni opera non solo una raffigurazione, ma una vera esperienza emotiva. La sua arte riesce a coniugare tecnica impeccabile, eleganza narrativa e una visione poetica che rimane impressa nella memoria di chi osserva.

Vera Lowen

Vera Lowen è un’artista con oltre quarant’anni di esperienza, il cui lavoro si muove tra pittura su tessuto e acquarello. Nata come acquarellista e architetto di formazione, ha sviluppato negli anni una cifra stilistica personale, in cui tecnica e sensibilità si intrecciano per dare vita a opere dal forte impatto emotivo.

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I suoi lavori esplorano la condizione umana, trasformando fragilità ed emozioni in immagini sospese tra memoria, speranza e rinascita. Negli ultimi anni la sua ricerca si è sempre più orientata verso tematiche sociali, dove la pittura diventa uno strumento per osservare la realtà e stimolare riflessioni profonde sulla vita e sulla società.

Le opere di Vera Lowen sono realizzate su tessuti pregiati, come sete leggere e delicate, su cui ogni tratto è il frutto di un lungo percorso di studio e sperimentazione. Il processo creativo parte dall’ideazione su carta, passa attraverso schizzi ad acquarello e infine si trasferisce sul tessuto, dando vita a composizioni leggiadre e preziose, dove colore, luce e materia dialogano con lo spettatore.

Fiori, elementi naturali e oggetti quotidiani diventano simboli di resilienza, bellezza e rinascita. In questa prospettiva, la pittura di Vera Lowen non è solo estetica, ma anche un veicolo di riflessione e partecipazione: ogni opera invita chi osserva a confrontarsi con sé stesso, a ritrovare armonia e speranza in un mondo sempre più complesso.

Alessia Bernardeschi

Alessia Bernardeschi – “La forza sottile”

La ricerca di Alessia Bernardeschi si concentra da anni sulla figura femminile, indagata con rigore e sensibilità attraverso acquarelli, pastelli, disegni a matita e tecniche miste. Ogni opera nasce come un dialogo intimo, un processo di scoperta che diventa narrazione universale.

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Le donne di Alessia non sono icone distanti né corpi da idealizzare: sono presenze autentiche, portatrici di una forza che si manifesta nella loro stessa vulnerabilità. Sono figure che non cercano di sedurre, ma di affermare la propria dignità. Guerriere senza armi, affrontano il mondo restando salde nella loro verità, con la fermezza di chi sceglie di non arretrare.

Nelle sue immagini, ferme eppure vibranti, emerge il momento fragile e potentissimo in cui si decide di resistere. Una resistenza che non ha bisogno di rumore, che non si alimenta di conflitto, ma che trova sostegno nella coerenza interiore.

La materia stessa diventa parte del racconto: la carta, i colori, le trame delicate si trasformano in luoghi di battaglia interiore, campi aperti dove convivono fragilità ed energia. Così, ogni opera diventa specchio di un’esperienza collettiva, un invito ad ascoltare le zone più profonde di sé.

Lo stile di Alessia Bernardeschi, sempre più personale e riconoscibile, unisce eleganza e intensità, delicatezza e rigore. Ne nasce una pittura capace di toccare corde intime senza bisogno di alzare la voce, che resta impressa nello spettatore con la forza sottile delle cose necessarie.

Maria Teresa Majoli, ottobre  2025

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