Descrizione
Acrilici su tela, cm. 45×64
L’opera Gelsomini di Laura Ruberto si apre come un respiro d’estate. Il fondo azzurro, declinato in molteplici tonalità che rimandano all’acqua, accoglie la forma composita del fiore. I petali, resi attraverso spicchi oblunghi, evocano la struttura delicata e fragrante del gelsomino, pianta simbolo della Sicilia, terra d’origine dell’artista. Non è solo un richiamo botanico, ma un omaggio al legame profondo con le proprie radici, alla memoria di un profumo che segna i ricordi e accompagna i gesti quotidiani.
All’interno di ogni petalo si apre un frammento di mondo: squarci di mare dalle trasparenze cangianti, cieli limpidi e cristallini, cespugli in fiore, verdi intensi di vegetazioni rigogliose. Tutto è pervaso da una luce forte, quasi abbagliante, che non compare mai direttamente, ma che si indovina come presenza costante. È il sole della Sicilia che, pur restando fuori campo, attraversa la scena e la impregna di energia. L’opera diventa così un mosaico di sensazioni e ricordi, un intreccio di immagini luminose che abitano la memoria e che, inconsciamente, continuano a guidare il cammino interiore, come un messaggio subliminale che riaffiora nei momenti inattesi.
In questa composizione si ritrovano i tratti distintivi della ricerca di Ruberto. L’artista infatti lavora con una pluralità di materiali e linguaggi, costruendo le sue opere come un collage vitale. Vecchie stoffe, tele ridipinte, fili, metalli, materiali di recupero entrano nel processo creativo e vengono trasformati in nuove visioni. È come se dipingesse utilizzando altri dipinti, intrecciando memorie differenti in un unico racconto visivo.
La sua geometria compositiva non è mai fredda o rigida: al contrario, riesce a coniugare ordine ed emozione, struttura e libertà. Le superfici vibrano per l’accostamento di texture e per la capacità di catturare e restituire la luce. Ogni frammento porta con sé una storia e, insieme, compone una narrazione più ampia che si apre allo spettatore. L’arte di Ruberto non si limita infatti alla dimensione estetica, ma assume anche un valore etico e politico. L’uso di materiali scartati o consumati dal tempo diventa gesto di riscatto e riflessione, un modo per riportare alla luce ciò che è stato dimenticato e ridare voce a memorie personali e collettive.
Gelsomini si colloca dentro questa poetica come un’opera che parla di radici, di legami invisibili, di affetti che restano intatti. È un fiore che nasce dalla memoria e che continua a sbocciare nella materia pittorica, offrendosi come segno di bellezza e come invito a sentire, a ricordare, a riconoscere ciò che ci appartiene.
Maria Teresa Majoli, agosto 2025










