Descrizione
Olio su tela, cm. 24×30
Misura della cornice cm. 33×39
Su un morbido plaid si posa una mela verde, accompagnata da un coltello e da un piatto dal bordo blu, evocativo delle grandi tavole di famiglia, quelle dei pranzi di festa in cui le radici affettive si facevano tangibili attorno a noi. L’apparente semplicità della scena – una mela da sbucciare, il piatto di un vecchio servizio di famiglia – nasconde una profondità narrativa: il contrasto tra i toni caldi del plaid e quelli freddi della mela e del piatto suggerisce un dialogo tra memoria e presente, tra il senso di appartenenza e la percezione del tempo che scorre. Il gesto quotidiano di affettare un frutto diventa così simbolo di connessione con le radici familiari, con ciò che ci definisce e ci sostiene.
La ricerca artistica di Gabriella Maria Coppetti nasce da una solida formazione accademica, tra la Scuola di Comics e l’Accademia di Belle Arti di Firenze, e si sviluppa in un figurativo contemporaneo che, pur radicato nella tradizione, dialoga costantemente con le sfide e le complessità del presente. La sua pittura va oltre la semplice rappresentazione: non mira alla mera estetica del soggetto, ma cerca di cogliere l’essenza delle esperienze umane, trasformando il figurativo in strumento di introspezione e riflessione critica. Ogni dettaglio, ogni variazione cromatica, diventa segno di una memoria viva, capace di parlare allo spettatore e di risvegliare ricordi, emozioni e percezioni intime.
In questa opera, la mela verde non è solo frutto: è portatrice di una tensione tra asprezza e dolcezza, tra passato e presente, tra ciò che abbiamo vissuto e ciò che portiamo dentro. Il piatto blu, con la sua forza evocativa, agisce come catalizzatore della memoria collettiva e personale, mentre il coltello, strumento di azione e cura, sottolinea la presenza umana e il legame con le cose semplici che definiscono la nostra vita. Coppetti riesce a trasformare un oggetto ordinario in veicolo di introspezione, creando un dialogo tra il quotidiano e il simbolico, tra l’esperienza individuale e quella condivisa.
Con tecniche raffinate e uno sguardo sensibile, Gabriella Maria Coppetti invita lo spettatore a confrontarsi con il proprio vissuto, con le proprie radici, e con ciò che ci accompagna silenzioso nel tempo, trasformando un semplice quadro in un ponte tra memoria, emozione e contemporaneità.
Maria Teresa Majoli, agosto 2025









