Descrizione
Realizzato su tavoletta grafica un modalità olio, stampato su tela, cm. 34×27
Stampabile a richiesta in formati molto grandi
Nel lavoro di Gabriella Maria Coppetti, la pittura è molto più che rappresentazione: è uno strumento per esplorare l’identità, la percezione, l’interiorità. La sua ricerca si fonda su una solida preparazione tecnica – Scuola di Comics e Accademia di Belle Arti di Firenze – ma il suo linguaggio si svincola dalle regole accademiche per accedere a una dimensione psichica, sensoriale, talvolta onirica.
Attraverso un figurativo fluido e personale, Coppetti lavora sulla figura umana non per restituirne un’immagine realistica, ma per farne una soglia, un varco verso stati emotivi e condizioni psicologiche. Le sue opere raccontano di alterazione dello sguardo, di spaesamento, di metamorfosi delle forme. Il suo dipingere non descrive, ma suggerisce. Non cerca il dettaglio, ma il senso. Ogni soggetto diventa riflesso interiore, ogni scena un momento sospeso in cui il tempo si dilata e la materia si fa pensiero.
L’opera appartiene a una serie dedicata all’acqua e alle bagnanti, e riflette su come il corpo cambi immerso in questo elemento: non solo dal punto di vista visivo – con le forme distorte e i riflessi mutevoli – ma anche come simbolo di una condizione mentale.
Il soggetto del dipinto è una figura che cerca di restare a galla. Il viso teso rivela uno sforzo interiore, un equilibrio precario: la testa emerge dall’acqua, ma la quiete è solo apparente. L’increspatura della superficie – che aumenta man mano che lo sguardo si allontana – suggerisce che le forze dell’elemento potrebbero trascinarla di nuovo sotto. È una scena semplice e potente, in cui l’acqua diventa metafora della fatica di esistere, di mantenersi a galla in un mondo che fluttua.
L’opera è realizzata con tecnica digitale: un dipinto a tutti gli effetti, eseguito con penna e tavoletta grafica tramite il software Clip Studio Paint, usando lo strumento “pennello a olio”. Le pennellate, sebbene digitali, sono lavorate una a una per ottenere gli effetti coloristici della pittura tradizionale. Il file finale è stato poi stampato su tela, completando un processo che unisce la sensibilità artigianale alla sperimentazione contemporanea.
Nel suo complesso, il lavoro di Coppetti si muove sul crinale tra reale e irreale, tra controllo e abbandono. E anche qui, nella tensione di una figura che cerca di emergere dall’acqua, resta viva quella domanda silenziosa che attraversa tutta la sua produzione: quanto di noi è in superficie, e quanto continua a muoversi nel profondo?
Maria Teresa Majoli, luglio 2025









